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Qualcuno era comunista

Dalla caduta del Muro alla fine del PC a oggi, una grande storia di leader e di popolo

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Qualcuno era comunista

Di: Luca Telese
Letto da: Jerry Mastrodomenico
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A proposito di questo titolo

"Non pensi che ora il PCI dovrebbe cambiare nome?" è la domanda che viene rivolta ad Achille Occhetto, leader del più grande e anomalo partito comunista d'Occidente, nel giorno in cui cade il Muro di Berlino.

Da quel novembre del 1989 saranno molte cose a cambiare mentre un mondo finisce, la storia accelera e la Sinistra italiana cerca con difficoltà di tenere il passo. Quella delle sue metamorfosi, dalla Svolta a oggi, è una vicenda che passa per molti leader - da Occhetto fino a Zingaretti - e si consegna a un presente pieno di sfide. È una singolare sinfonia di note epocali suonate in minore, dalla domanda del giornalista Riccardo Ehrman - l'italiano che "fece cadere" il Muro - alla manifestazione partigiana della Bolognina, dove una rottura storica col passato si consumò al cospetto di un solo fotografo. Ed è una colorata e dolorosa vicenda di popolo, che intreccia percorsi di vita simbolici: dal meccanico-pittore di Berlinguer al compagno che rubò il ritratto di Stalin; da Bruno, il grafico che inventò la quercia, a Palmiro, il volontario che nel baracchino dei fritti alla festa dell’Unità sosteneva fiducioso: "Matteo non se ne andrà mai".

Nel suo grande autoritratto del comunismo italiano, Luca Telese fa parlare i protagonisti, i fatti, i ricordi, persino gli oggetti - i quadri delle salette sindacali della Fiat, il famoso binocolo di Pansa... - portandoci tra analisi, epica e testimonianza fino allo scandalo della "rottamazione", la stagione che ha rischiato di sacrificare all'ambizione individuale un secolo di impegno collettivo. E ora? Ora che anche il post-comunismo si è dissolto in una Sinistra dimentica della propria eredità di valori, avvilita da un perenne gioco al ribasso e consumata dalle scissioni e dalle risse? Persino ora, la Storia non è finita.

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Ideologie e dottrine

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Fondamentale

Nel momento in cui ho potuto scegliere non avevo dubbi, e non ne ho ancora oggi. Votare comunista. Ma per me che sono nato nell'86 il PCI era qualcosa di cui avevo sentito raccontare con nostalgia dai miei nonni. I miei genitori erano politicamente separati in casa. Mio padre progressista e Dalemiano, mia madre fiera e nostalgica elettrice di Rifondazione. Io seguii la scelta di mia madre. Mai avrei immaginato che nell'89 la scelta fosse così complessa, sofferta e tormentata. Questo libro lo racconta alla perfezione e mi ha aiutato a capire. Mi ha anche sconfortato. Quella che era stata una storia grandiosa non tornerà più.
È un libro fondamentale, una odissea lunga 36 ore con un finale tragico. Ancor più tragico se penso che sono passati quasi 15 anni da quando è stato scritto e quello che ho davanti agli occhi è anche peggiore di come a Telese appare nel 2009.
Libro lunghissimo ma mai noioso. Con trovate geniali che ti prende dal primo fino all'ultimo momento.

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Buona lettura

Ben scritto scorrevole e tratta argomenti che chiariscono le sorti attuali di una Sinistra sempre più smarrita.

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