Quasi nessuno si prende più il tempo di scrivere lettere. Questa forma di comunicazione così romantica e poetica è stata ormai praticamente del tutto soppiantata dalle più fredde e veloci emails, che però non hanno lo stesso effetto sul ricevente in termini di emozione. Anche se per le nuove generazioni è difficile da immaginare, c’è stato un tempo (quando ancora non esistevano i computer) in cui scriversi lettere era qualcosa di estremamente abituale; in quei pezzi di carta densi di parole, spediti periodicamente tra mariti e mogli, genitori e figli, amici, amanti e colleghi, c’erano esperienze, sapere, sentimenti che possono raccontare molto di un’epoca e della sua gente.

Gli scambi di lettere sono stati utilizzati con frequenza anche dalla letteratura, come espediente per trasmettere i diversi punti di vista dei personaggi oppure per presentare un unico personaggio sotto una luce particolare. Anche se i primi romanzi epistolari risalgono all’epoca classica, il “boom” del genere si ebbe tra il 1600 e il 1800, quando autori come Montesquieu, Rousseau o Goethe pubblicarono opere diventate poi tra le più importanti di questa corrente narrativa. Un esempio su tutti è I dolori del giovane Werther, del 1774, sicuramente il più famoso romanzo epistolare della letteratura.

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Lettera a un bambino mai nato

Una donna che ha scoperto di essere incinta indirizza una serie di lettere piene di sentimenti contrastanti al feto: da un lato il desiderio di continuare la gravidanza, dall’altro la possibilità dell’aborto; la voglia di far conoscere il mondo alla creatura che porta in grembo e la consapevolezza di doverla proteggere da un mondo crudele che lei ha già conosciuto; la dolcezza che prova già verso il bambino e la rabbia per i problemi causati dalla gravidanza… Oriana Fallaci racconta con delicatezza e uno stile unico che sa catturare chi ascolta un argomento molto complesso, l’alternativa tra il dare la vita o negarla, senza mai cadere nel banale. Un monologo autobiografico che commuove e emoziona.

Caro Michele

Questo romanzo epistolare, pubblicato nel 1973, racconta la storia di una famiglia di Roma, tutt’altro che perfetta, attraverso le lettere indirizzate dalla madre Adriana e dai parenti e gli amici a Michele, uno dei figli di Adriana, nel tentativo di cercare informazioni e rassicurazioni sulle sorti di questo ragazzo sbandato e ribelle in fuga dalla soffocante famiglia borghese. Le varie lettere ci fanno scoprire la personalità dei personaggi, tanto disadattati quanto veri, che ruotano intorno a Michele e sono l’occasione per la Ginzburg di parlare di dinamiche familiari (come l’incomprensione e l’incomunicabilità tra generazioni) e sociali a lei care. L’audiolibro è letto da Nanni Moretti.

I dolori del giovane Werther

Uno dei più grandi classici di tutti i tempi è anche il romanzo epistolare più rappresentativo del genere oltre che opera simbolo del movimento dello Sturm und Drang. Quando nel 1774 lo scrittore, poeta e drammaturgo tedesco Johann Wolfgang von Goethe, allora venticinquenne, scrisse di getto in pochi mesi I dolori del giovane Werther, probabilmente non si aspettava di ottenere un successo così grande: il romanzo divenne un vero e proprio fenomeno editoriale e diede origine anche a molte imitazioni. Vi si narra l’ossessione del protagonista Werther per l’amata Charlotte, impossibile da possedere perché promessa in sposa ad Albert, raccontata attraverso una serie di lettere inviate da Werther all’amico Guglielmo.

Ultime lettere di Jacopo Ortis

Si tratta dell’unico romanzo scritto dal poeta Ugo Foscolo, che adeguandosi alla moda dell’epoca (siamo nel 1802) sceglie di utilizzare la narrazione epistolare, dando alle stampe il primo romanzo di questo genere in Italia. In esso racconta dei viaggi dello studente universitario Jacopo Ortis, tormentato per le sorti della sua patria e per l’amore per Teresa. Patria, illusioni, amore e morte sono i grandi temi trattati in quest’opera che forse ricorderai con un certo scetticismo dai tempi della scuola, ma che vale la pena di rispolverare come tutti gli intramontabili classici della nostra letteratura.

I conti con me stesso

In questo caso non si tratta di una raccolta di lettere ma di un diario, che ci aiuta a ricostruire la personalità di uno dei protagonisti del giornalismo e della cultura italiana, Indro Montanelli. Pagine senza soluzione di continuità nelle quali l’autore rivela i dettagli dei suoi rapporti di amicizia e inimicizia con importanti intellettuali e ci svela anche i retroscena del funzionamento di una redazione di giornale, con le scelte da compiere, le pressioni e le difficoltà finanziarie. Con uno stile asciutto e sempre scorrevole, Montanelli apre anche, a modo suo, una finestra sulle vicende italiane del secolo scorso.

Impressioni italiane

Nel 1844 lo scrittore trentaduenne di successo Charles Dickens, che aveva al suo attivo già vari romanzi di grande successo come Oliver Twist e Il circolo Pickwick, arriva in Italia per uno di quei lunghi viaggi familiari che nel settecento e ottocento erano una tradizione tipica dell’aristocrazia europea: i grand tour. Le lettere scritte agli amici durante i mesi di viaggio divennero poi un diario, nel quale l’autore non aveva l’obiettivo di fornire una semplice “guida” delle bellezze e dei tesori artistici dell’Italia, ma preferiva piuttosto ritrarre i luoghi popolari e le impressioni spontanee. In effetti quello che ne viene fuori è soprattutto un racconto degli aspetti negativi del nostro paese, della povertà e la sporcizia che Dickens vede attorno a sé, alternata di tanto in tanto a luoghi che agli occhi dello scrittore appaiono come magici. Non aspettarti di trovare pagine intrise di bellezza ma piuttosto riflessioni sulla decadenza di un popolo svilito da anni di guerre, con la speranza finale che un giorno l’Italia possa tornare a splendere.

Splendi come vita

Questo testo autobiografico è una lunga lettera d’amore di una figlia alla madre adottiva, nella quale si affollano ricordi e sentimenti, gioie e dolori che hanno segnato un rapporto complesso ma fortissimo, che solo oggi con la maturità di donna, la scrittrice riesce ad analizzare. Lo stile della Calandrone è lirico e suggestivo, a mezza via tra prosa e poesia, e con poche incisive parole riesce a toccare le corde più profonde dell’animo e a raccontare l’amore tra madre e figlia in modo aggraziato.

Alla pari

La protagonista è Alice, una ragazza che dalla provincia americana arriva a Milano per fare la ragazza alla pari; durante l’esperienza, Alice manda una serie di mail a casa per raccontare quello che sta vivendo e le dinamiche della famiglia nella quale è approdata: mamma Vittoria che è sempre via per lavoro, il papà scrittore Emilio che invece è sempre a casa e i tre figli ognuno con le sue peculiarità. Un romanzo epistolare divertente, coinvolgente e fresco ma anche intelligente, che utilizza toni leggeri per parlare di temi importanti. Consigliato ad ogni tipo di ascoltatore, è reso ancora più vivace dalla lettura dell’autrice.

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