Rumore bianco
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Riccardo Mei
A proposito di questo titolo
Fin dalla sua prima apparizione nel 1985, Rumore bianco di Don DeLillo si è imposto come un vero e proprio romanzo di culto, apice del postmoderno americano: non a caso il successo di critica e di pubblico culminò con la vittoria del National Book Award. Meno scontato era prevedere che nei decenni successivi Rumore bianco avrebbe continuato a essere la piú precisa, divertente e inquietante mappa per orientarsi nei tempi nuovi e sconosciuti in cui la civiltà occidentale stava entrando. È come se, nei quasi quarant'anni che ci dividono dall'uscita del libro, la realtà si fosse messa di impegno per adeguarsi e coincidere sempre piú con l'immaginazione di DeLillo.
Oggi piú che mai quelle di Rumore bianco sono le pagine a cui tornare per fare i conti con la nostra ossessione per le merci, la fascinazione per i disastri, la dipendenza drogata dall'informazione, il terrore in tutte le sue varianti, la paura che come una frequenza bassissima penetra costantemente nelle nostre vite, «onde e radiazioni», «il culto delle star e dei morti». Ma questo classico moderno è anche, e qui sta ulteriormente la grandezza di DeLillo, la satira feroce di chi ama i concetti piú delle persone, una commedia famigliare esilarante, la tenerissima storia di un matrimonio, sghembo e fallibile, umano e pieno d'amore.
Rumore bianco è diventato cosí uno dei romanzi piú influenti e amati dagli scrittori delle generazioni successive, a partire da David Foster Wallace e Jonathan Franzen, e tanti altri autori anche italiani. Nel 2022, Noah Baumbach ne ha tratto un film con Adam Driver e Greta Gerwig distribuito da Netflix e presentato come film d'apertura alla 79a Mostra di Venezia. Einaudi lo ripropone in una nuova traduzione a firma di Federica Aceto che ne restituisce la freschezza e l'incredibile modernità, tanto che anche chi l'ha già letto avrà l'impressione di scoprirlo ora per la prima volta.
©2022 Einaudi (P)2022 MondadoriRecensioni della critica
"Quasi quarant'anni e Rumore bianco è ancora un libro incombente e al tempo stesso irraggiungibile - cosí simile, nel suo mistero, a una nube, a quell'"evento tossico aereo" sospeso in mezzo al cielo, che ne occupa il centro."
-- Paolo Giordano
"Rumore bianco è una di quelle grandi opere che si reggono sulla commedia poiché sanno che - come in Cervantes - il comico e il ridicolo, portati alla follia, dischiudono le porte dell'abisso piú profondo, quello che ha a che fare con la morte e con la trascendenza".
-- Nicola Lagioia
"Rumore bianco è in grado di scatenare un proselitismo al limite dell'ossessione: dopo averlo letto vorresti condividere l'esperienza con chiunque e parlarne con chi ti capisce".
-- Veronica Raimo
Non ho apprezzato la lettura, le parti femminili sciommiottate da una voce maschile mi sono risultate fastidiose oltre che essere inutile, nel testo è chiaro chi stia parlando
bello
Si è verificato un problema. Riprova tra qualche minuto.
Riccardo Mei al limite dell'ascoltabile
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Mi sono accostato con curiosità all'opera di De Lillo, scrittore noto e celebrato del quale però non avevo letto nulla.
Ho incontrato un romanzo sicuramente ben scritto, segnato da una narrazione allucinata e pervasa dal senso dell'assurdo che sembra essere una delle caratteristiche centrali del microcosmo universitario nel quale si svolgono le vicende narrate.
Jack Gardney, professore universitario e detentore della cattedra di studi hitleriani si confronta con la vita quotidiana fatta dei rapporti con i figli avuti da precedenti matrimoni, la moglie Babette e i colleghi. L'assurdità si affaccia a tratti, dal complicato rapporto con il figlio maggiore, sorta di filosofo in erba ai comportamenti dell'inquietante collega Murray. In più di un'occasione affiora una critica al consumismo la cui forza viene però diluita in una narrazione che indulge fin troppo nell'assurdo al punto da dare l'idea che la dissonanza sia nella percezione dei protagonisti e non nella realtà.
Nella seconda parte, a seguito di un evento catastrofico, al senso dell'assurdo si aggiunge la teoria del complotto, e lì il racconte sembra ritrovare il filo e naviga meglio, teso fra la crescente ossessione del protagonista per la paura della morte ed un menage domestico e familiare che si incrina sempre di più.
Se il modello di essere umano intellettuale e scientifico viene progressivamente destrutturato nel finale fino a rivelarne, come manifestazione essenziale, la brutalità, non meglio sembra andare al modello religioso, anch'esso demolito in uno dei confronti finali.
Destituito l'uomo scientifico e l'uomo religioso, la quotidianità si ritrova quindi ad appartenere solo alle leggi di consumismo sfrenato, unica vera divinità alla quali inconsciamente ognuno si vota nello svolgimento della sua elementare quotidianità.
Rumore bianco è sicuramente un romanzo interessante, tuttavia a mio parere soffre decisamente del trascorrere del tempo. Trattandosi di un'opera degli anni '80, solitamente associati all'epoca del consumismo sfrenato, una riflessione simile acquisiva sicuramente un maggiore spessore mentre ad oggi il suo effetto appare stemperato.
Altalenante la lettura di Riccardo mei, solitamente bravo, ma che in questa occasione offre un'interpretazione del personaggio femminile di Babette a dir poco soporifera, forse con l'obiettivo di evidenziarne lo scollamento dalla realtà; tuttavia, se lo scollamento é la costante di tutto il romanzo, il gioco non funziona.
Valido ma non mi ha entusiasmato.
Ben scritto ma un po' datato
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Dis-valori americani
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Incompleto: mancano gli ultimi 8 capitoli!
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