Etica criminale

Fatti della banda Vallanzasca

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Etica criminale

Di: Massimo Polidoro

Letto da: Massimo Polidoro

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A proposito di questo titolo

Capodanno, 1° gennaio del 1995. Fuori, un ragazzetto fa scoppiare gli ultimi botti. Dentro, Renato Vallanzasca attende in isolamento gli agenti che hanno l'ordine di scortarlo all'Asinara. E firma la resa, con se stesso: fine della corsa, si scende. Era iniziata quarant'anni prima.

Periferia di Milano, Lambrate, il Giambellino, la Comasina, l'insofferenza per l'autorità e la scoperta precoce della vocazione. "C'è chi nasce per fare lo sbirro, chi lo scienziato, chi per diventare Madre Teresa di Calcutta. lo sono nato ladro".

Famiglia normale. Debutto "criminale" a otto anni: assalto a un circo per liberare gli animali dello zoo. Studi di ragioneria e furti nelle ville sul lago, quelli gli vengono meglio. Poi la prima banda, le rapine, le banche, i soldi facili, la bella vita e le belle donne.

Sparatorie, carcere e rocambolesche evasioni. La leggenda del "Bel René", il fascino del rapinatore gentiluomo che resiste a omicidi e rapimenti, e anzi si ingigantisce. Sempre in fuga.

Sempre in gioco seguendo la sua etica del crimine, le regole, per cui due cose su tutte non si possono perdonare: trafficare con la droga e tradire, diventare un infame. Ma poi viene arrestato: il conto è quattro ergastoli, duecentosessanta anni di carcere.

Crimine organizzato

Crimini reali

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Massimo Polidoro scrive e interpreta egregiamente forse il capitolo finale su queste tristi vicende tutte italiane, nelle quali il crimine è semplicemente un lavoro e la scelta di quale malefatta compiere è dettata dalla redditività dell'evento. Vallanzasca come imprenditore del male non viene esaltato come figura da imitare ma ne viene mostrata l'abilità nel compiere certi atti con un punta di rammarico per una mente brillante sprecata così miseramente. Se anche per un attimo dovesse divenirvi simpatico pensate ai 4 ergastoli + 295 anni di pena che sta scontando nelle patrie galere.