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Accabadora
- Letto da: Michela Murgia
- Durata: 4 ore e 37 min
- Versione integrale Audiolibro
- Categorie: Letteratura e narrativa, Narrativa femminile
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"Sventurata è la terra che ha bisogno di eroi", scriveva Bertolt Brecht, ma è difficile credere che avesse ragione se poi le storie degli eroi sono le prime che sentiamo da bambini, le sole che studiamo da ragazzi e le uniche che ci ispirano da adulti. La figura del campione solitario è esaltante, ma non appartiene alla nostra norma: è l'eccezione. La vita quotidiana è fatta invece di imprese mirabili compiute da persone del tutto comuni che hanno saputo mettersi insieme e fidarsi le une delle altre.
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Di tutte le cose che le donne possono fare nel mondo, parlare è ancora considerata la più sovversiva. Se si è donna, in Italia si muore anche di linguaggio. È una morte civile, ma non per questo fa meno male. È con le parole che ci fanno sparire dai luoghi pubblici, dalle professioni, dai dibattiti e dalle notizie, ma di parole ingiuste si muore anche nella vita quotidiana, dove il pregiudizio che passa per il linguaggio uccide la nostra possibilità di essere pienamente noi stesse.
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Ci sono romanzi che toccano corde così profonde, originarie, che sembrano chiamarci per nome. È quello che accade con "L'Arminuta" fin dalla prima pagina, quando la protagonista, con una valigia in mano e una sacca di scarpe nell'altra, suona a una porta sconosciuta. Ad aprirle, sua sorella Adriana, gli occhi stropicciati, le trecce sfatte: non si sono mai viste prima. Inizia così questa storia dirompente e ammaliatrice: con una ragazzina che da un giorno all'altro perde tutto - una casa confortevole, le amiche più care, l'affetto incondizionato dei genitori.
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Ottima interpretazione
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- Letto da: Michela Murgia
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Storia
"Canne al vento è un libro potentemente sovversivo, perché mette in scena due rovesciamenti: il servo uccide il padrone, la figlia si ribella al padre," scrive Michela Murgia, e Grazia Deledda è prima di tutto una rivoluzionaria, perché fu "una straniera che lottò per guadagnarsi una lingua che le permettesse di raccontare il suo mondo, e riuscì a gettare un ponte tra due culture, quella italiana e quella sarda, un ponte sul quale io oggi cammino."
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"C'era qualcosa in me che chiamava gli abbandoni". Adriana è come un vento, irrompe sempre nella vita di sua sorella con la forza di una rivelazione. Sono state bambine riottose e complici, figlie di nessuna madre. Ora sono donne cariche di slanci e di sbagli, di delusioni e possibilità, con un'eredità di parole non dette e attenzioni intermittenti. Vivono due grandi amori, sacri e un po' storti, irreparabili come sono a volte gli amori incontrati da giovani. Ma per chi non conosce la lingua dell'affetto è molto difficile aprire il cuore.
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La colpa e il desiderio di essere liberi in un romanzo di struggente bellezza. "Io non lo so se sono favorevole al matrimonio. Per questo in strada vado sempre di corsa: il respiro dei maschi è come il soffio di un mantice che ha mani e può arrivare a toccare le carni". Dopo "Il treno dei bambini", Viola Ardone torna con un'intensa storia di formazione. Quella di una ragazza che vuole essere libera in un'epoca in cui nascere donna è una condanna. Un personaggio femminile incantevole, che è impossibile non amare.
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Storia
Siamo a Tel Aviv, in una palazzina borghese di tre piani. Tutto è tranquillo all'apparenza ma dietro le pareti le cose cambiano. In ognuno dei tre piani prende vita la storia di una famiglia che scivola attraverso le scale del condominio e passa da un appartamento all'altro. Tre storie che incarnano le tre istanze freudiane di Es, Io e Super Io, e ci raccontano personaggi intensi e indimenticabili che non si lasciano abbattere dalle proprie fragilità ma, anche quando sembra impossibile, si rialzano e ci sorprendono.
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"Mi chiamo Gabriele, come l'arcangelo" aveva detto, "ma qui in Germania è un nome da donna. Il tuo invece che razza di nome è?" Galla si chiama così in onore dell'imperatrice Galla Placidia: "Darmi quel nome è stato uno dei pochi gesti coraggiosi di mia madre". Da quando è stata lasciata dal marito, improvvisamente e senza spiegazioni, passa le giornate sul divano a fissare la magnolia grandiflora del cortile, fantasticando di buttarsi dal balcone per sfuggire a un dolore insopportabile di cui si attribuisce ogni colpa.
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"L'unica cosa importante in questo tipo di ritratti scritti e cercare la distanza giusta, che è lo stile dell'unicità". Così scrive Emanuele Trevi in un brano di questo audiolibro che, all'apparenza, si presenta come il racconto di due vite, quella di Rocco Carbone e Pia Pera, scrittori prematuramente scomparsi qualche tempo fa e legati, durante la loro breve esistenza, da profonda amicizia. Trevi ne delinea le differenti nature: incline a infliggere colpi quella di Rocco Carbone per le Furie che lo braccavano senza tregua; incline a riceverli quella di Pia Pera.
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Ha vent'anni Daniele quando, in seguito a una violenta esplosione di rabbia, viene sottoposto a un TSO: trattamento sanitario obbligatorio. È il giugno del 1994, un'estate di Mondiali. Al suo fianco, i compagni di stanza del reparto psichiatria che passeranno con lui la settimana di internamento coatto: cinque uomini ai margini del mondo. Personaggi inquietanti e teneri, sconclusionati eppure saggi, travolti dalla vita esattamente come lui.
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La lingua batte dove il dente duole, e il dente che duole alla fin fine è sempre lo stesso. L'unica rivoluzione possibile è smettere di piangerci su. In questo romanzo esilarante e feroce, Veronica Raimo apre una strada nuova. Racconta del sesso, dei legami, delle perdite, del diventare grandi, e nella sua voce buffa, caustica, disincantata esplode il ritratto finalmente sincero e libero di una giovane donna di oggi. "Niente di vero" è la scommessa riuscita, rarissima, di curare le ferite ridendo. "All'inizio c'è la famiglia.
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La vita di Justine è un audiolibro i cui capitoli sono l'uno uguale all'altro. Segnata dalla morte dei genitori, ha scelto di vivere a Milly - un paesino di cinquecento anime nel cuore della Francia - e di rifugiarsi in un lavoro sicuro come assistente in una casa di riposo. Ed è proprio lì, alle Ortensie, che Justine conosce Hélène. Arrivata al capitolo conclusivo di un'esistenza affrontata con passione e coraggio, Hélène racconta a Justine la storia del suo grande amore, un amore spezzato dalla furia della guerra e nutrito dalla forza della speranza.
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Terramarina
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Generale
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Lettura
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Storia
È la sera della vigilia di Natale e Agata, che in paese tutti chiamano la Tabbacchera, guarda il suo borgo dall'alto: è un pugno di case arroccate sul mare che lei da qualche tempo s'è presa il compito di guidare, sovvertendo piano piano il sistema di connivenze che l'ha governato per decenni e inventandosi una piccola rivoluzione a colpi di poesia e legalità. Ma stasera sul cuore della sindaca è scesa una coltre nera di tristezza e "Lassitimi sula!" ha risposto agli inviti calorosi di quella cricca di amici che è ormai diventata la sua famiglia.
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Fantastico.
- Di Bonetto A. il 21/03/2021
Sintesi dell'editore
Vincitore Premio Campiello 2010
"Acabar" in spagnolo significa finire. E in sardo Accabadora è colei che finisce. Agli occhi della comunità il suo non è il gesto di un'assassina, ma quello amorevole e pietoso di chi aiuta il destino a compiersi. Maria e Tzia Bonaria vivono come madre e figlia, ma la loro intesa ha il valore speciale delle cose che si sono scelte. Tzia Bonaria avrà molto da insegnare a quella bambina cocciuta e sola: come cucire le asole, come armarsi per le guerre che l'aspettano, come imparare l'umiltà di accogliere sia la vita sia la morte.
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Generale
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Lettura
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Storia
- Cliente Amazon
- 16/05/2018
Eccelsa Michela Murgia bellissimo libro
Ho amato questo libro che ho divorato, ascoltando nei minuti liberi. Ho amato la voce narrante, che ha saputo farci cogliere le anime di Maria e di Zia Bonaria. Un libro intenso che consiglio vivamente a tutti di ascoltare. Rimarco l'ascolto, fondamentale, inebriante come un vino, che esalta la narrazione e ti fa gustare e immergergerti nelle vicende delle protagoniste. Grazie di cuore a Michela Murgia per questo scrigno prezioso.
30 persone l'hanno trovata utile
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Generale
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Lettura
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Storia
- Massimo
- 17/08/2018
Temi antichi sempre attuali
Una storia sarda, bella e originale. La figura dell'accabadora, che non é storicamente accertata, rimane sempre sullo sfondo di altre storie e relazioni umane che fanno riflettere sulla vita e sulla morte. L'autrice é anche la splendida voce narrante.
Consigliatissimo!
14 persone l'hanno trovata utile
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Generale
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Lettura
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Storia
- annaaround
- 03/09/2018
Storia particolare resa faticosissima dalla interpretazione poco professionale
La storia , già particolare nella sua cupezza e nel respiro continuo di morte , è resa ancora più faticosa nell’ascolto dal fatto che l’autrice ha voluto esserne lettrice .
La sua voce poco si adatta all’ascolto .
Sarebbe stato meglio un lettore professionista della voce .
Nel libro le figure sono ben caratterizzate , inutile e ridondante anche questo nella cupezza il passaggio del trasferimento a Torino.
È il primo libro che leggo della Murgia ma non mi fa venire voglia di leggerne altri
4 persone l'hanno trovata utile
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Generale
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Lettura
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Storia
- Andrea S.
- 26/04/2019
Per entrare in un mondo sconosciuto
L'argomento magico e accattivante mi ha trattenuta nella storia ; lo stile è chiaro, essenziale ma nello stesso tempo le parole colorano le immagini che evocano. Non poteva che essere letto da chi conosce il dialetto. Mi è piaciuto.
3 persone l'hanno trovata utile
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Generale
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Lettura
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Storia
- Utente anonimo
- 27/04/2019
stupendo!! intenso.....emozionante grande libro !!
stupendo!! intenso!! emozionante!! grande libro di una grande scrittrice!! complimenti!! al prossimo libro....anche molto ben letto!!
2 persone l'hanno trovata utile
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Generale
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Lettura
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Storia
- Riccardo Marmorè
- 26/11/2021
L'enfasi della commiserazione
La Murgia infiocca e contorna le vicende di una bambina che cresce e diventa sempre più donna tra incertezze, dubbi e difficoltà nel capire il funzionamento di un mondo che le sembra a tratti estraneo pur essendo terra natia. I piccoli gesti, gli odori, frammenti di ricordi che nel presente trovavano spazio solo come indecifrabili piccoli dittagli e che stampati nella memoria producono significati. La crescita della protagonista è costellata di drammi, primo tra tutti il suo: scambiata dalla madre e data in affidamento a una donna della quale tutti sanno il segreto tranne la piccola giunta al suo focolaio; e poi lutti, abbandoni, drammi.
Il vero problema di Accabadora non è tanto nella storia narrata né tanto meno nella metodologia lineare con cui viene espressa quanto piuttosto nella volontà dell'autrice di far piangere e commiserare alla fine di ogni frase; sfumatura che viene accentuata in quest'audio libro dalla lettura e interpretazione dell'autrice stessa.
Una storia di drammi e accettazione della morte come elemento del vivere condizionato dalla scelta di colui che vive finisce così per diventare un'occasione per facili drammatismi che, se talvolta funzionano, spesso finiscono per risultare posticci e retti dalle solite tre o quattro trovate linguistiche che alla lunga stancano (soprattutto nella seconda parte del libro).
Al netto di tutto, un buon libro che sicuramente vanta una scorrevolezza e dei buoni personaggi che non diventano mai qualcosa in più che funzionali alla volontà dell'autrice di far scendere la lacrimuccia.
Per quanto riguarda la lettura onestamente avrei fatto leggere Accabadora a qualcun altro; qualcuno che potesse reggere meglio i momenti più drammatici del libro senza scadere nella voce spirata a capo di ogni periodo lasciando intravedere ancor di più l'artificiositá di alcune scelte lessicali.
1 persona l'ha trovata utile
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Generale
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Lettura
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Storia
- Stefano
- 22/03/2020
Un racconto scialbo
Sono riuscito a finirlo solo perché non era molto lungo. La capacità dell'autrice di raccontare non può essere minimamente accostata alle sue conterranee.
I personaggi non sono ben descritti, ma lasciati sospesi nel vuoto, così come la storia.
L'interpretazione scordata e disarmonica ha reso il tutto più pesante.
Le mie orecchie si vendicheranno con me per quello che le ho obbligate ad ascoltare
1 persona l'ha trovata utile
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Generale
-
Lettura
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Storia
- JESSICA
- 24/09/2019
Appassionante
Trama non scontata avvincente e a tratti romantico. Racconta di una Sardegna di altri tempi.
1 persona l'ha trovata utile
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Generale
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Lettura
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Storia
- Maurizio B.
- 22/05/2022
Sardegna bella♥️
Ascolto scorrevole e assai piacevole. Scrittura delicata e accattivante..l'ho ascoltato in soli due giorni: consigliatissimo!
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Generale
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Lettura
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Storia
- Federica Pinto
- 02/05/2022
leggero e piacevole
l'autrice legge in modo davvero piacevole, con una lenta cadenza sarda che dà sostegno alla storia! l'ultima parte della storia, leggermente scontata, si salva poi nel finale. consigliato per un ascolto non impegnativo e che fa riflettere
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Generale
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Lettura
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Storia
- Maura D'Andrea
- 24/01/2020
il libro è una poesia d'ascoltare tutta d'un fiato
Libro ben scritto e ben letto. Scorrevole e interessante. Non vedevo l'ora di sapere come sarebbe andata a finire.
consigliatissimo!
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Generale
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Lettura
-
Storia
- Gustavo Daniel Constantino
- 06/05/2017
Bello davvero!!!
Narrazione straordinaria. Il filo drammatico e le descrizioni sono ottime. Un capolavoro. Complimenti Michela!
Gustavo, Buenos Aires, Argentina
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Generale
-
Lettura
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Storia
- Nat
- 12/02/2021
scritto e letto benissimo
Murgia scrive con uno stile poetico che mi ricorda i vecchi modi italiani, quando la nostra lingua era ancora considerata arte.
Adoro come riesce a spiegare le cose senza dirle, come gira intorno ad un concetto avendone spiegati altri 100 nel frattempo.
Ma soprattutto scrive in maniera che anche chi ha torto viene descritto senza giudizio, non sembra mai parlato male di un personaggio seppur si capisce benissimo se sia un personaggio positivo o negativo nel contesto degli eventi. È davvero brava a scrivere
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Generale
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Lettura
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Storia
- Divemaster
- 11/09/2017
Soreni. Sardegna. Anni 50
la storia di Maria, una bambina curiosa e intelligente - affidata ad una anziana del paese - che dovrà ricredersi su molte convinzioni...