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Deja-vu copertina

Deja-vu

Di: Francesco Cundari
Letto da: Roberto Pompili
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Sintesi dell'editore

In Italia, quasi tutti i giorni muore un partito. In Italia, quasi tutti i giorni nasce un nuovo movimento. È difficile votare due volte di fila lo stesso simbolo, lo stesso schieramento, lo stesso leader. Essere di sinistra, in Italia, è un inferno.

Cosa direbbe Freud, vedendo che oggi sono i padri, più o meno nobili, a ribellarsi a figli ingrati e rottamatori? E cosa direbbe Nietzsche di fronte all'eterno ritorno di una storia sempre diversa e sempre uguale a se stessa?

Déjà vu ripercorre l'infinita notte dei lunghi coltelli della sinistra in un unico, abrasivo racconto. Sviscera i risentimenti personali, le vendette tardive, le inimicizie implacabili che hanno trasformato l'area progressista in un terreno radioattivo, una gioiosa macchina da guerra in un plotone d'esecuzione.

Ricostruisce una storia che si ripete identica da venticinque anni, come un girotondo. Una storia fatta di vittorie effimere e sconfitte brucianti, di partiti che si riproducono per meiosi, di leadership deboli e congiure di palazzo.

©2018 Il Saggiatore S.r.l. (P)2021 Audible Studios

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  • Utente anonimo
  • 13/10/2021

Tragicamente vero

Storia delle divisioni a sinistra, elaborata in modo agile, assolutamente non pesante, spesso piacevolmente ironica.

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Immagine del profilo di G.
  • G.
  • 06/05/2022

Il cannocchiale dello storico

“Storia istantanea”, dunque. È così che Cundari chiama una ricostruzione storica attenta, meticolosa, fondata su un’analisi esauriente di fatti, nomi, vicende, ipotesi, tentativi, voli pindarici e risvegli amari.
“Storia”, non semplice cronaca; relativa a fatti e fenomeni complessi, che necessitano di schemi interpretativi, distacco emotivo, giudizi rapidi e visione equilibrata.
A dirla tutta: qui servirebbe un miracolo. Si tratta di adoperare il cannocchiale dello storico (vale a dire, un cannocchiale rovesciato, che rimpicciolisce la visione, favorisce il distacco e consente un controllo più meticoloso delle vicende da analizzare), evitando però di trasformare in sbiadito confronto accademico quello che è, e deve restare, conflitto infuocato, attualità bruciante, istantanea assunzione di responsabilità.
A me sembra che Cundari abbia vinto la sua scommessa. Il “miracolo” risulta evidente.
Sul piano personale, direi che questa “allegra” scorribanda sul passato prossimo più prossimo mi ha messo in condizione di capire – finalmente – per quale maledetto motivo oggi farei fatica a dichiararmi, anche genericamente, “di sinistra”. “Quando è merda è merda” – scandisce, amaro e perentorio, Giorgio Gaber: - manda cattivo odore, ohinoi! “Paracadutisti, ufologi”, bibitari, collezionisti di figurine, kennediani distratti, diplomati alla Normale, spiritisti volenterosi, divoratori di cicoria e sbiancagiaguari in servizio permanente effettivo... Quando è puzza è puzza, maledizione!
Formidabile Cundari! Da ascoltare e riascoltare.
G.

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