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Paolo Nori
A proposito di questo titolo
Raffaello Baldini è un poeta grandissimo eppure pochi sanno chi è, e di quei pochi pochissimi ne hanno riconosciuto la voce. Perché scrive nel bel dialetto di Sant'Arcangelo di Romagna? Ma no. Paolo Nori ci rammenta che è poeta enorme anche nel bell'italiano con cui il poeta ha sempre tradotto a pie' di pagina i suoi versi. E quante storie si trascinano appresso quei versi, quante immagini suscitano, quanti personaggi, quanto universo c'è in quel mondo apparentemente piccolo. Come sua consuetudine, Paolo Nori attraversa l'avventura poetica di Baldini quasi come non ci fosse altro intorno, di sé facendo il filtro di una bellezza che viene su come da un fontanile e fa paura, perché ci lascia straniti. Ecco che - non diversamente da quanto è accaduto con Dostoevskji e Achmatova - l'immaginazione di Baldini si scioglie dentro quella di Nori, fatta com'è di caratteri e di accadimenti apparentemente minimi: i morti che "non dicono niente e sanno tutto", gli uomini che invece di calarsi gli anni se li crescono, lo stare lì di una donna davanti alla circonvallazione per guardare "che passa il mondo". Fra spinte e controspinte, fra il "cominciamo pure" e il "continuiamo pure" che ricorrono a battere il ritmo, impariamo che, sempre più, la scrittura di Nori è la messa a fuoco progressiva di un carattere, il suo: il suo essere "coglione", il suo essere "bastiancontrario", il suo essere "matto come un russo", il suo essere innamorato di un poeta come Raffaello Baldini, il suo magone davanti alla casa dei Nori come fosse una scatola di bottoni, il suo stare a vedere la vita come va avanti a ogni svolto imprevisto dello stare al mondo.
©2024 Mondadori Libri (P)2024 Mondadori LibriLa voce di Nori, le sue parole
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Realtà aumentata
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Qui è alle prese con un’altra biografia: dopo gli amati Dostoevskij e Achmatova, ecco l’altrettanto amato poeta romagnolo, perlopiù ignorato, Raffaello Baldini. Anche se, e conoscendo un pochino Nori lo sappiamo, i suoi non sono ritratti in forma classica. Le sue biografie sono sempre, anche, autobiografie.
E infatti:
“Parlo, di Raffaello Baldini, ma parlo anche di me, e della mia vita, e dei miei genitori, e di mia figlia, e della mamma di mia figlia e anche di mia nonna Carmela.”
La sorprendente forma ibrida che caratterizza lo stile dell’autore ogni volta ci sorprende, ci diverte, ci entusiasma, anche un po’ ci immalinconisce, e certo ci fa pensare.
Di Raffaello Baldini, poeta che scrive in dialetto e poi traduce se stesso in un italiano mirabile conosciamo frammenti di vita, stralci di scrittura, aneddoti.
La grandezza di Baldini, la grandezza della letteratura grande, in genere, secondo Paolo Nori è che questi autori
«fanno vedere le cose che sono in casa mia, che mi circondano, come se le vedessi per la prima volta, non rendono visibile l’invisibile, rendono visibile il visibile».
Geniale. (E penso a Wislawa Szymborska, per esempio).
Perché, in fin dei conti, la letteratura ha poco a che vedere con la ragione. Come disse Josif Brodskij il compito dell’intellettuale è quello di scrivere delle cose belle. Punto.
E, ne sono certa, è la bellezza che salverà il mondo.
La bellezza, la letteratura, la Russia e Sant’Angelo di Romagna
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Scrittore sì, ma anche performer.
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Che bella scoperta
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