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Vieni tu giorno nella notte

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Vieni tu giorno nella notte

Di: Cinzia Leone
Letto da: Cinzia Leone
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A proposito di questo titolo

Un kamikaze si fa esplodere in un locale a Tel Aviv. Nella strage muore un giovane, si chiama Arièl Anav, è italiano e indossa la divisa dell'esercito israeliano. All'arrivo all'aeroporto Ben Gurion ai genitori, Micòl e Daniel, viene comunicato che per riavere il corpo del figlio dovranno attendere: lui e il terrorista suicida erano così vicini che la deflagrazione ne ha mischiato i resti.

Come si chiama chi è orfano di un figlio? La parola non esiste.

I figli ci crescono accanto ma di loro non conosciamo che una minima parte, il resto è mistero. Con i figli non si fanno calcoli, i figli si perdono e si ritrovano, ma Micòl il suo non può più ritrovarlo. Alla ricerca degli ultimi giorni di Arièl, la madre scopre i suoi segreti: un amore che scavalca muri e un'amicizia che può rovesciare il destino. Passioni inaspettate e fragilità misteriose, ferite che si rimarginano solo affondando la lama. Insieme a lei, con rimpianto e rabbia, con orgoglio e atroce nostalgia, anche il padre, la nonna, l'amante e l'amica affrontano il lutto. Ciascuno ha in testa il suo Arièl e ciascuno vuole inseguirlo dove non può più raggiungerlo. Tutti riusciranno a ricucire il passato e ritrovare se stessi.

La morte chiama la morte, ma la vita pretende la vita e allo spartito scritto dal destino Micòl scoprirà di poter cambiare il finale. Le persone non si perdono, siamo noi che pensiamo di averle perdute.

In uno scenario intriso di rivalse, dove ogni pietra, ogni proiettile e ogni missile, grida vendetta per un figlio, un fratello, un padre, o un amante perduto, Cinzia Leone intreccia con ritmo incalzante i destini di personaggi indimenticabili in bilico tra le utopie e l'incanto dei corpi, tra il desiderio di appartenere a una comunità e le febbri collettive che portano alla violenza.

©2023 Mondadori Libri (P)2024 Mondadori Libri
Narrativa di genere Psicologico Vita familiare

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Una bella scoperta, il libro mi è piaciuto molto e la voce narrante pagina dopo pagina ti fa scoprire personaggi incredibili

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Bellissimo

Bellissimo!
Triste testimonianza di una realtà attuale, raccontata con estrema dolcezza.
Inoltre la lettura completa l’opera di farti appassionare e partecipare alla vita dei protagonisti
Da leggere assolutamente

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Potente

L’avevo letto ma ascoltato dalla voce della scrittrice mi ritorna ancor più potente. I personaggi si vivono, e così la storia, la scrittura è fluida e da corpo ad un bellissimo romanzo.

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Bellissimo e consigliato

Una storia non facile da raccontare. Scritta in maniera magistrale, coinvolgente e che fa veramente riflettere.
Consigliato!

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Melenso

Finito il più velocemente possibile, un po’ per disperazione e un po’ per testardaggine.
Un romanzo a dire poco altalenante, che oscilla inizialmente fra momenti intriganti e scritti ragionevolmente, ma da subito alternati a parti buttate via senza realismo, con dialoghi scritti in maniera infantile e senza nessun legame con la realtà.
Abbondanti gli irritanti sentimentalismi, tra cui continui rimandi a un ruolo mistico/melodrammatico della maternità biologica, in contrasto a tematiche più contemporanee, che l’autrice forse sceglie perché “hip”. Non manca una descrizione dell’amore e delle relazioni superficiale, da fotoromanzo mieloso, con finale agghindato di farfalle e melassa.
Mi stupisce anche il senso (o la mancanza di senso) di appropriazione di Cinzia Leone, che decide di buttarsi di testa in due argomenti a lei estranei: l’amore omosessuale e la vita in Israele. Può sembrare categorico, ma trovo sempre apprezzabile che gli autori descrivano situazioni che appartengono loro, o che conoscono indubitabilmente.
Ad ogni modo, e più volte durante la lettura, ho avuto l’inquietante sensazione di non capire se stessi leggendo qualcosa di pregevole o una straordinaria porcheria; con il passare dei capitoli, purtroppo, la sensazione ha proteso più per questa seconda ipotesi.

Pieno di banalità trite e tradizionaliste (oltre che moraliste) sulle relazioni, sul tradimento, l’aborto, la genitorialità in generale.
L’amore omosessuale descritto non è in questo caso frutto di mentalità o approccio progressista; viene idealizzato e angelicato, nel romanzo, come mezzo trendy per farcire una trama troppo piena, ma fatta di personaggi vuoti. L’autrice, per dirla grezza, sfrutta un tema di moda - per quanto ormai molto rimasticato dalla cultura pop - senza saperlo gestire consapevolmente, o in maniera informata e aperta. E infatti dimostra spesso mentalità molto conservatrice e priva di spunti originali, soffocando il racconto di orpelli ossessivi e ripetitivi sulla maternità biologica.

Le connotazioni psicologiche dei personaggi sono in generale piatte, inverosimili e portano a sviluppi dell’ intreccio poco credibili, eppure prevedibili.
Peggio di tutto, i dialoghi, che fanno cadere le braccia; talmente artefatti e sentimentali da risultare spesso involontariamente ridicoli.
Una nota a parte merita l’infantile utilizzo di animali simbolici; innumerevoli le scene costellate di falchi, uccelli, farfalle, gatti, che sottolineano momenti simbolici con la loro presenza e i loro gesti.


“Come solo le donne sanno fare, cucinano la vita e vincono la morte”. Avrei aggiunto “stirano le pieghe del destino”..

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