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Una disperata vitalità copertina

Una disperata vitalità

Di: Giorgio van Straten
Letto da: Luciano Roffi
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Sintesi dell'editore

"All’improvviso da essere giovane mi ritrovo vecchio. Quando è successo? E come?"

Questo, o qualcosa di simile, è quello che pensa Giorgio, alla vigilia del suo sessantesimo compleanno. Che sia arrivato, anche per lui, il tempo dei bilanci?

Un’ex moglie, una vita tra Firenze e New York, un buon momento personale e professionale. E la certezza di avere quarant’anni. Certezza che però si deve scontrare con la data impressa sulla carta di identità e con un elenco considerevole di acciacchi e malanni.

A sei anni di distanza dal suo precedente libro, Giorgio van Straten torna al romanzo e racconta, con uno sguardo straordinariamente acuto e ironico, un protagonista degno dello Zuckerman di Philip Roth e del Barney di Mordecai Richler.

Lo spaesamento di una generazione, i desideri che non invecchiano con l’età, le relazioni, complicate ma inesauribili, con i propri affetti più cari – la donna amata, il migliore amico, la figlia –, gli incontri galanti più o meno occasionali, la crisi politica e sociale del mondo in cui si è vissuti e invecchiati, il ritratto, tratteggiato con sarcastica dolcezza e dolce sarcasmo, degli ambienti intellettuali di sinistra italiani e americani, una riflessione, leggera e profonda, sul tempo che passa. E, ovviamente, una disperata vitalità.

Tutto questo è il teatro messo in scena da van Straten nel suo nuovo, indimenticabile romanzo.

©2022 HarperCollins Italia S.p.A (P)2022 HarperCollins Italia S.p.A

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Immagine del profilo di Giorgio B
  • Giorgio B
  • 25/06/2022

Piacevole

Ricco di ironia questo racconto
sulla tristezza del percepire
l’avanzare degli anni con i suoi
malanni. Fondamentale la lettura sapida
di Luciano Roffi

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Immagine del profilo di LAURA PUDDU
  • LAURA PUDDU
  • 08/07/2022

Il maschio tipico

Un libro scarsamente stimolante perché mette in scena il tipico maschio, o il maschio tipico. Non so come sono riuscita a sopportarlo sino alla fine, forse per la curiosità di vedere se sarebbe stato coerente e fedele a sé stesso. Non si è smentito. Solo l'inizio e la conclusione mi hanno leggermente coinvolto: l'introduzione del personaggio perfetta cartolina di presentazione, seduto sul water a meditare sui suoi mali fisici, e la fine ugualmente perfetta. Non dico come, per chi riuscirà o vorrà arrivarci. Spero solo che il Giorgio reale si discosti almeno un poco dal Giorgio del romanzo. Romanzo?

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