Il male che non c'è
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Letto da:
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Eduardo Scarpetta
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Di:
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Giulia Caminito
A proposito di questo titolo
Per Loris tutto ha avuto inizio nel tempo bambino, quando era insieme al nonno, il bisogno eccessivo di leggere per scacciare le angosce scompariva e lui imparava cose. Ora Loris ha trent'anni, ha fatto della lettura il suo mestiere, vive in città e ha una fidanzata di soprannome Jo. Ma il lavoro in casa editrice è precario, l'ansia di non essere all'altezza dell'età adulta lo schiaccia. Loris scivola dentro sé stesso: c'è un male dentro di lui, un male capace di portarsi via ogni residuo di speranza. Giulia Caminito sceglie la via del romanzo per raccontare sé stessa e la sua generazione, che non ha subito guerre ma ha avuto in sorte la solitudine della Rete e della precarietà.
©2024 Il male che non c’è – Giulia Caminito – Giunti Editore/Bompiani. Emons Italia S.r.l. Per l’illustrazione di copertina: by Saydung89 via Pixabay. (P)2024 Emons Audiolibriil male di vivere ha l' aspetto di una colorata Catastrofe
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Bello e coinvolgente
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L’autrice, invece, riprende subito le fila del suo progetto, che è poi la trattazione di un male psicologico, esattamente come si presenta nella realtà: non didascalico, non direttamente consequenziale a un trauma, complesso, sfaccettato e indistricabile.
Loris cade e ricade, è un ragazzo di oggi come ne conosco diversi, incatenato al malessere senza un motivo unico o eclatante; arrovellato e accomodato nella non-crescita, terrorizzato dagli eventi, dal tempo che passa e dal mondo sociale attorno. Mondo attorno che lo giudica costantemente, svilendo le sue ansie e inadeguatezze con semplicistica noncuranza.
Caminito non cade nel facile errore di rendere tutto chiaro, di vomitare pensieri e onniscienza. Lascia che il disagio si dipani in maniera enigmatica e anche fastidiosa, non indulgendo al presentare il personaggio in maniera positiva o negativa. Si focalizza sull’essere accurata e scrivere minuziosamente, con ricerca, le sensazioni mentali e sensoriali provate da Loris. Il quadro rimane lì da assemblare - oppure no - a scelta del lettore.
Nel fare questo, ci fa ripensare inevitabilmente a “La solitudine dei numeri primi”, come pure ai racconti esperienziali di Mencarelli.
Eppure qui percepisco una maggiore maturità, una migliore capacità di scrittura delle emozioni, alla ricerca di misura e in totale assenza di lirismo, e sentimentalismo, senza manierismi. Si rivela quindi più chirurgica, nel senso positivo del termine, senza per questo scendere mai nel cinismo.
Un bellissimo ritratto contemporaneo, emblematico e allo stesso tempo enigmatico, esattamente come le giovani generazioni contemporanee.
Viaggio intensissimo
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Bello
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audio piacevole e scorrevole
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