Romantico, simpaticissimo, con un suo preciso codice d’onore che gli ha fatto guadagnare un posto speciale nella storia della mala milanese. Luciano Lutring, soprannominato il “solista del mitra” per la sua abitudine di nascondere il fucile nella custodia di un violino, si è reso tra gli anni ‘50 e ‘60 autore di oltre 200 tra furti e rapine, alcune delle quali particolarmente spettacolari. Un personaggio che sembra uscito da un romanzo, ma che a differenza di Arsenio Lupin è esistito davvero ed è oggi il protagonista del podcast Audible Original Lutring, il maestro della rapina, scritto da Matteo Liuzzi e narrato da Carlo Lucarelli.


Lutring

Dopo aver intervistato l’autore della serie, Matteo Liuzzi, abbiamo fatto due chiacchiere con Carlo Lucarelli, scrittore ed esperto di menti criminali, che ha dato voce a Lutring.

L’autore del podcast Lutring, Matteo Liuzzi, ci ha raccontato che Luciano Lutring, oltre ad essere ambizioso e coraggioso, era un personaggio surreale. Uno con la battuta sempre pronta, a cui piaceva far ridere e stupire. Cosa ti ha affascinato di più del “solista del mitra”?


Due cose, soprattutto, oltre alla storia straordinaria. La prima è che fosse un eroico perdente. Un innovatore e se vogliamo anche un genio nel suo campo, che non dimentichiamo era quello criminale. Ma alla fine uno che ha sperperato tutto, ha rincorso la sua vita come una ribellione continua ed è finito dentro. Un meraviglioso, eroico, geniale perdente.

La seconda, altrettanto importante, la sua incredibile simpatia. L’ho conosciuto e mi ricordo due bellissime battute, quando mi ha dato un cd realizzato con il suo gruppo e mi ha detto “guarda un po’, prima avevo una banda, adesso ho una band”. E quando mi ha raccontato di una mattina che era andato in banca, a depositare un assegno da privato cittadino, dopo aver scontato la sua pena. Parcheggia in doppia fila e al vigile dice “faccio presto”, e il vigile, “va bene, signor Luciano, ma quanto ci mette” e lui “una volta due minuti, adesso non lo so, devo fare la fila come tutti”.

Lutring è figlio della mala romantica milanese. Ci racconti un po’ quella realtà, il contesto in cui si muoveva Luciano?


È vero, era la “mala di una volta”, in un paese uscito ancora da poco dalla guerra e che si stava affacciando al boom economico. Sempre di criminalità si tratta, sempre di rapine e a volte anche di morti, ma c’è più spazio per essere “un ladro gentiluomo” quando puoi rapinare un portavalori con un martello, come la banda di via Osoppo, o con la peretta di un clistere e la custodia di un violino, come Lutring. Non è per tutti e dura poco, perché quando arriva la droga, arrivano le armi, la facilità di ammazzare e soprattutto la criminalità organizzata, Cosa Nostra, Camorra e N’drangheta, cambiano le regole del gioco.

Qualche aneddoto poco conosciuto che riguarda Lutring o la sua traiettoria criminale? 

Proprio per la sua straordinarietà la storia di Luciano Lutring è stata molto raccontata, in tanti modi, e lui stesso ha scritto tanto su di sé. Spero che questo podcast apra la strada anche ad una nuova fiction, con una serie tv o un film.

Credi che un personaggio come lui troverebbe spazio tra i banditi di oggi? Esistono ancora i ladri gentiluomini?


Luciano Lutring ha avuto la grande fortuna di non ammazzare nessuno, cosa che in un mestiere come il suo poteva sempre accadere. È stato bravo a mettersi sempre in condizione di non farlo, ma era comunque un criminale. Sicuramente un ladro gentiluomo, ma non dimentichiamo che atteggiamenti romantici e cortesi sono stati attribuiti anche a Renato Vallanzasca o a Graziano Mesina, che di solito consideriamo in altro modo. È vero che il mondo, da allora, è cambiato, ed è cambiata l’Italia, ma forse per fare il criminale alla Lutring un po’ di spazio c’è ancora.

Com’è stata l’esperienza di leggere un podcast scritto da un’altra persona? Che rapporto hai avuto con l’autore?

Bella esperienza, conosco Matteo Liuzzi e Niccolò Martin, con i quali ho già lavorato in Apnea e non avevo dubbi che sarebbe venuta fuori una cosa molto bella. “Da leccarsi le orecchie”, come mi ha scritto Niccolò, e sono d’accordo.

Dopo il successo di Nero come il sangue e Nero come l’anima, ad ottobre uscirà la terza stagione di questa serie true crime scritta con Massimo Picozzi per Audible. Puoi anticiparci qualcosa?


Stiamo cercando di delineare la storia dell’omicidio praticamente dalla preistoria ai giorni nostri, e qui stiamo raccontando un periodo incredibilmente criminale e sanguinario come il Medioevo. Abbiamo storie molto forti, che personalmente mi hanno molto colpito, e la straordinaria competenza di Massimo Picozzi nel mettere in fila i fatti in un contesto davvero sorprendente.

Ti piacciono i podcast? Quali sono gli ultimi che hai ascoltato?

Mi piacciono molto, non li uso come sottofondo quando lavoro, come fanno molti, perché faccio un lavoro, quello di scrivere e inventare, che è praticamente quello di raccontarmi dentro la testa un’altra storia, quasi fosse un podcast in diretta. Però guido molto, e lì, naturalmente, ascolto. Gli ultimi sono quelli di Alessandro Barbero sulle grandi battaglie, Stefano Nazzi con Indagini, e i lavori di Roberto Saviano e Pablo Trincia