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Venti giorni con Julian

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Venti giorni con Julian

Di: Nathaniel Hawthorne
Letto da: Valter Zanardi
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A proposito di questo titolo

Nell'estate del 1851 la moglie di Hawthorne, Sophia, parte con le due figlie per far visita ai genitori che vivono nei pressi di Boston. Così, per tre settimane, lo scrittore si ritrova da solo - e all'inizio un po' sgomento - con il figlio Julian, che ha cinque anni ed è un vero "chatterbox", infaticabile produttore di parole e di domande.

Hawthorne è schivo, introverso, incline a elaborare storie di memorabile e fascinosa cupezza, come "La lettera scarlatta". Non è abituato alle piccole incombenze pratiche che la vita di un bambino impone: vestirlo, pettinarlo (quanto difficile!), distrarlo, nutrirlo - e sempre rispondendo alle sue incessanti domande.

Ma Hawthorne impegna nel compito tutta la sua buona volontà. E il risultato è una meraviglia: un modello (anche ironico e autoironico) di come un padre e un figlio possano intendersi e un incantevole resoconto di quel rapporto, dove l'unico adulto che appare è Herman Melville, il quale, a cavallo, viene a trovare l'amico per parlare finalmente del possibile e dell'impossibile.

Come osserva Paul Auster nella sua partecipe introduzione, Hawthorne è riuscito a compiere quello che ogni genitore sogna: far vivere il proprio figlio per sempre. E insieme a suggerirci il segreto di quel sorriso che incantava Julian.

Nathaniel Hawthorne (1804-1864) lasciò un foltissimo diario, dal quale Paul Auster ha estratto l'episodio del periodo che lo scrittore trascorse da solo con il figlio Julian.

©2020 Valter Zanardi (P)2020 Valter Zanardi

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La lettura è estremamente noiosa e monocorde tanto da far seguire con difficoltà il romanzo

lettura

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Lettura noiosa,contenuto sterile.Racconto di un padre poco avvezzo alla compagnia del figlio
Lettore fantastico .Adoro la voce di Zanardi.

Lettura da 5,contenuto da 3 stelle

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Un padre trascorre periodo di tre settimane con il figlio di pochi anni, tra i due un legame profondo scandito giorno per giorno da una quotidianità sempre nuova e sempre diversa. Opera poco nota ma di grande impatto.

Julian

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