Correndo con le forbici in mano

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Correndo con le forbici in mano

Di: Augusten Burroughs

Letto da: Pietro Sermonti

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A proposito di questo titolo

Davanti ai nostri occhi una galleria di personaggi esilaranti: Augusten, prima di tutto, con le sue giacche blu, il sogno glamour di diventare parrucchiere per dive o medico in una soap opera e la naturalezza con cui simula il suicidio per non andare a scuola; il dottor Finch, lo psichiatra che ne ottiene l’affidamento e che vive in una casa tutta rosa con la moglie che sgranocchia croccantini per cani; i loro sette figli e i pazienti che frequentano la «pink house» e che forse sono più sani dei suoi abitanti, o forse sono solo diversamente pazzi.

©2022 Titolo originale: Running with Scissors. A memoir © Augusten Burroughs, 2002 Published by arrangement with St. Martin’s Publishing Group © minimum fax, 2021 Traduzione di Giovanna Scocchera, pubblicata su licenza di minimum fax, 2021 Tutti i diritti riservati (P)2022 Emons Italia S.r.l.

Narrativa biografica

Narrativa di genere

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Ho trovato questo libro delizioso e commovente. Al di là del sottofondo ironico e delle vicende narrate, così folli da sembrare ai limiti dell'invenzione (ma penso sia una storia autobiografica), fa riflettere molto sulle famiglie americane, così come spesso ci vengono narrate nei libri o rappresentate nei film: famiglie lasciate a loro stesse, assurde, disfunzionali, egoiste, genitori incapaci di essere tali, figli cresciuti allo sbando, senza alcun tipo di direttiva, di barra da seguire. Tra questo estremo e il nostro, tipicamente italiano, familismo amorale ben narrato addirittura nei lontani anni Cinquanta da Banfield, mi domando cosa sia più dannoso, e non trovo risposte. Forse, ma con migliaia di punti interrogativi e dubbi, il lasciare e lanciare questi figli alla totale deriva, del "modello" americano, può, in certi casi, fare nascere delle chicche, come questo autore. Non ho la certezza che ciò avvenga con la perenne bambagia e giustificazionismo oltre ogni logica del "modello" italiano, quel "tengo famiglia" che tutto dovrebbe giustificare, anche le peggiori aberrazioni. In ogni caso è qualcosa su cui riflettere.
un 10+, se si può dare, a Sermonti, voce narrante che ha saputo perfettamente interpretare l'ironia amara dell'autore.