Mickey 7 e Mickey 17: la trasposizione dal libro al grande schermo
Mickey7 di Edward Ashton è un romanzo di fantascienza che racconta la storia di Mickey Barnes, un colono spaziale destinato a compiere missioni pericolose su un pianeta alieno. Ogni volta che Mickey muore, viene "sostituito" da un nuovo clone con i ricordi del precedente, ma a un prezzo molto alto per la colonia. La trama esplora temi profondi come l'identità e la natura del sacrificio, mentre il protagonista lotta per la sopravvivenza in un mondo dove la vita sembra essere usa e getta.
Il libro è stato adattato in un film, Mickey 17, diretto dal premio Oscar Bong Joon-ho, che porta sul grande schermo questa riflessione sulle risorse, la morte e l’essenza dell’essere umano.
Per saperne di più sulla trama del romanzo e sul suo autore leggi l'articolo: Libri simili a Mickey7 di Edward Ashton.
Sia il romanzo Mickey 7 di Edward Ashton che il suo adattamento cinematografico Mickey 17 di Bong Joon-ho ci hanno regalato una visione unica della storia di Mickey Barnes, ma presentano alcune differenze significative. Il film, infatti, introduce nuovi personaggi, come Ylfa e Dorothy, e rielabora figure già esistenti nel libro, come Timo e Nasha. Le personalità dei cloni di Mickey sono anche cambiate: Mickey 17 sembra avere una caratterizzazione più complessa rispetto al suo omologo del romanzo. Inoltre, la trama subisce alcune modifiche, in particolare nel finale, dove eventi chiave sono alterati o omessi. Ma non vogliamo spoilerarti di più: quale versione troverai più affascinante?
Per capire meglio il lavoro dietro il doppiaggio e la narrazione, abbiamo intervistato Stefano Crescentini, doppiatore di Robert Pattinson in Mickey 17 e narratore del libro Mickey 7 in Esclusiva per Audible. Chi meglio di lui per parlarci di queste due straordinarie interpretazioni e della sua affermata professione di doppiatore?
Stefano Crescentini, grazie per essere con noi. Per iniziare, potresti presentarti brevemente ai lettori del nostro Blog e raccontarci il tuo percorso nel mondo del doppiaggio e della narrazione di audiolibri? Quando hai capito che avresti intrapreso la carriera di doppiatore professionista e, successivamente, quella di narratore di audiolibri?
La mia carriera di doppiatore è iniziata per puro caso, quando avevo sette o otto anni. Mio padre era un doppiatore, non di primissimo piano, ma comunque inserito in questo mondo. Un giorno mi portò con sé in sala perché non poteva lasciarmi da solo a casa, e proprio quel giorno serviva un bambino per dire un paio di battute: chi era stato scelto si era ammalato e la produzione era nel panico. Ho ricordi vaghi di quel momento, so solo che era qualcosa in bianco e nero, con il gruppo 30 e Gabriella Genta. Feci il mio primo turno in lacrime: non ero emozionato, ero semplicemente imbarazzato, non avevo mai fatto nulla del genere. Ma alla fine tutti dissero: “Che bella voce ha tuo figlio! Perché non lo fai doppiare?”. In realtà, mio padre non voleva che seguissi questa strada. Avrebbe preferito che mi laureassi in Economia e Commercio, cosa che quasi accadde: arrivai a sostenere 20 esami su 25 prima di lasciar perdere. Il doppiaggio, però, era già diventato parte di me, lo sentivo vicino, era un lavoro che amavo. Così, dopo quel primo turno, iniziai davvero a muovere i primi passi nel settore. Uno dei miei primi ruoli fu Gianni nel film Disney Peter Pan, diretto dal grande Renato Izzo. Ma il vero trampolino arrivò qualche anno dopo, quando, a 12 o 13 anni, vinsi un provino con Mario Maldesi per doppiare un giovanissimo Christian Bale ne L'Impero del Sole di Steven Spielberg. Da lì in poi, il mio percorso prese slancio e non ho mai smesso. Sono passati ormai circa quarant’anni e, ancora oggi, trovo questo mestiere meraviglioso. Per quanto riguarda gli audiolibri, invece, è un’esperienza molto più recente per me. Il primo approccio è stato con Mickey7, mentre prima avevo solo lavorato su un audiodramma. Con Mickey7 ho fatto il mio vero debutto in questo ambito, ed è stata un’esperienza completamente nuova. Ecco, così sono iniziati entrambi i miei percorsi, quello da doppiatore e quello nel mondo degli audiolibri.
Accanto alla tua lunga carriera di doppiatore in numerosi film di successo, uno degli ultimi traguardi che ti ha visto protagonista, come abbiamo detto, è stato il doppiaggio di Robert Pattinson in Mickey 17 diretto da Bong Joon-ho, insieme alla tua straordinaria interpretazione dell’audiolibro Mickey7 di Edward Ashton, disponibile in Esclusiva per Audible. Come hai affrontato queste sfide e quali aspetti ti hanno particolarmente colpito in questi progetti? Quali sono le principali differenze e somiglianze tra i due formati?
Sì, prima di lavorare all’audiolibro di Mickey7, avevo già doppiato Mickey17, il film. Un’esperienza intensa, anche perché Robert Pattinson ha fatto un lavoro straordinario nel differenziare Mickey17 e Mickey18, sia dal punto di vista interpretativo che vocale. Proprio per questo, dall’America hanno richiesto un ascolto voce, cosa che solitamente per Pattinson non mi viene mai chiesta. L’ascolto voce non è un provino, ma serve alla Warner per confermare che abbia compreso e rispettato le stesse sfumature che Pattinson ha dato ai due personaggi. Ho registrato le clip per entrambi i ruoli, fortunatamente è andata bene e il lavoro in sala, seppur faticoso, è stato stimolante. Con il direttore di doppiaggio, Carlo Cosolo – bravissimo e incredibilmente preciso –, abbiamo cercato la chiave giusta per restituire le differenze tra i due personaggi. Il risultato è arrivato proprio grazie a questo lavoro meticoloso: Mickey18 aveva un’intonazione più bassa, più decisa, mentre Mickey17 era più ingenuo, con un tono più alto e un’interpretazione più impacciata. L’audiolibro, invece, è stata una sfida completamente diversa. Non si trattava solo di riprodurre la differenziazione vocale tra Mickey7 e Mickey8, che avevo già affrontato nel film, ma di gestire anche il tono della narrazione. In più, c’erano altri personaggi da caratterizzare: senza cambiare voce in modo artificioso, bisognava comunque differenziare le interpretazioni per rendere ogni figura riconoscibile. E soprattutto, ogni volta che Mickey7 o Mickey8 tornavano nella storia, dovevo mantenere esattamente la stessa resa vocale che avevo dato nel film. È stato un lavoro impegnativo, ma anche molto stimolante. Narrare un audiolibro è qualcosa di diverso dal doppiaggio, è un’esperienza immersiva che richiede grande attenzione e costanza. È stata una sfida per me e spero davvero di averle reso giustizia nel migliore dei modi.
Sia nel romanzo Mickey7 che nel film Mickey 17il protagonista, Mickey, è un personaggio complesso che affronta sfide esistenziali e morali in un contesto futuristico. Come ti sei avvicinato a questo personaggio nel doppiaggio? Hai trovato degli aspetti di Mickey con cui ti sei particolarmente identificato o che ti hanno colpito emotivamente?
Mi sono avvicinato ai personaggi di Mickey17 e Mickey18 nello stesso modo in cui affronto ogni ruolo: cercando di rimanere il più possibile fedele all’interpretazione originale. In questo caso, poi, c’era dietro una grande regia e, soprattutto, un attore straordinario come Robert Pattinson. Lo ammiro molto, e devo dire che dai tempi di Twilight è cresciuto tantissimo: è maturato, si è evoluto e oggi è davvero un interprete di altissimo livello. Il mio compito era quello di entrare in sintonia con la sua recitazione, capire le sue scelte e riportarle nella nostra lingua con la massima fedeltà. Per farlo, l’ho ascoltato più volte, osservando ogni dettaglio: i movimenti, lo sguardo, le sfumature della voce. Sia con Mickey17 che con Mickey18, ho cercato di restituire il più possibile le differenze che lui stesso aveva costruito tra i due personaggi. Mickey17 è quello che suscita più tenerezza, mentre Mickey18 inizialmente può apparire più deciso, quasi spigoloso. Ma con il tempo il suo personaggio si svela, mostrando lati che lo rendono sempre più interessante e, alla fine, persino ammirevole.
Dopo tanti anni di esperienza nel doppiaggio e nella narrazione di audiolibri, come scegli i progetti a cui partecipare? Esistono particolari tipi di personaggi o progetti che ti attraggono in modo particolare?
A quasi 51 anni, amo questo mestiere forse ancora più di quando ho iniziato. Credo che proprio questa passione sia il segreto per continuare a farlo bene. Non scelgo direttamente i personaggi che interpreto, mi vengono assegnati in base alla mia esperienza e alla continuità vocale con gli attori che ho doppiato più volte. Oltre a Robert Pattinson, posso citare Chris Pine, James McAvoy e Jake Gyllenhaal: se ho già prestato loro la voce in passato, è probabile che io venga richiamato per mantenere coerenza nel doppiaggio. E devo dire che doppiare sia Pattinson che Gyllenhaal è sempre un grande piacere, perché sono due attori straordinari. Il nostro lavoro funziona così: è il direttore di doppiaggio a scegliere chi presta la voce a un determinato personaggio, basandosi sulla compatibilità vocale e sull’interpretazione. Al di là degli attori che ho già doppiato, il criterio principale è sempre quello: trovare la voce giusta per ogni ruolo. Se c’è una cosa che invece scelgo personalmente, sono le persone con cui lavoro. Ormai collaboro solo con chi stimo davvero e con chi so di poter lavorare al 101%. Perché il doppiaggio non è solo la performance dell’attore, è un lavoro di squadra che coinvolge il direttore di doppiaggio, la società di doppiaggio, l’assistente in sala, il fonico. Quando c’è sintonia tra tutti, si riesce a dare il massimo. Al contrario, quando le dinamiche non funzionano, il rischio è quello di non riuscire a rendere al meglio. Per quanto riguarda i progetti, ho una passione sconfinata per il fantasy. Quando ho doppiato Lo Hobbit, vincendo il provino per Aidan Turner nel ruolo di Kili, ero al settimo cielo: Il Signore degli Anelli è una saga che amo profondamente. Insomma, ogni volta che mi capita di lavorare su un fantasy, che sia un film, una serie o un audiolibro, per me è una gioia assoluta.
Vista la tua recente interpretazione nella narrazione dell’audiolibro Mickey7 di Edward Ashton in Esclusiva per Audible, siamo curiosi di chiederti: ascolti spesso audiolibri? Hai delle preferenze riguardo ai generi o autori? E come vedi l’evoluzione di questo formato rispetto ai tradizionali libri cartacei?
Devo ammettere che non sono un grande fruitore di audiolibri, sono ancora molto legato alla lettura su carta. Però, ultimamente, li sto scoprendo e devo dire che hanno aspetti davvero interessanti. Ascoltare una narrazione ben fatta mentre si viaggia in treno, in aereo o anche durante una passeggiata è un’esperienza coinvolgente e immersiva. È un modo meraviglioso di vivere le storie, una splendida evoluzione della lettura tradizionale. Se dovessi scegliere, naturalmente, mi orienterei sul fantasy, che è la mia grande passione.
Infine, cosa consiglieresti a un giovane che desidera intraprendere la carriera di doppiatore e narratore? Quali passi ritieni siano fondamentali per prepararsi adeguatamente e affrontare le sfide di questo affascinante settore?
Ogni volta che mi viene posta questa domanda, rispondo sempre nello stesso modo: servono passione, dedizione e tanto studio. A un giovane che sogna di intraprendere questa professione, che trovo meravigliosa, consiglio sempre di iniziare il prima possibile. Se si ha la fortuna di avvicinarsi al doppiaggio da piccoli – e con “piccoli” intendo fino ai 16, 17, 18 anni – è sicuramente l’occasione migliore. Questo può avvenire frequentando una scuola seria di recitazione o di doppiaggio, oppure entrando in questo mondo grazie a un parente, un amico o semplicemente a una fortunata coincidenza. Se invece si comincia più tardi, il percorso diventa inevitabilmente più complesso. So che può sembrare brutale, ma iniziare a 40 anni non è semplice. Faccio spesso il paragone con lo sci: se cominci a 10, 15 o 20 anni, hai tutto il tempo per acquisire tecnica ed esperienza, mentre iniziare a 40 o 50 anni rende tutto più difficile, anche con la migliore volontà. Questo non significa che sia impossibile, ma che il percorso richiederà ancora più impegno. Le basi imprescindibili per un doppiatore sono lo studio della recitazione, della dizione e del teatro. Un doppiatore, in fondo, è un attore a tutti gli effetti, con la sola differenza che non può contare sulla mimica facciale o sul linguaggio del corpo: ha solo la voce per trasmettere emozioni. E proprio per questo motivo, è ancora più difficile. Quindi, se si vuole davvero intraprendere questa strada, consiglio una buona scuola di dizione, una solida formazione recitativa e, soprattutto, tanta, tanta passione. Perché senza passione, questo mestiere non si può fare. E, ancora più importante, non bisogna mai smettere di averla.
Un grazie a Stefano Crescentini per aver risposto alle nostre domande! Se ti abbiamo incuriosito, non ti resta che ascoltare l'audiolibro in Esclusiva su Audible, Mickey7 di Edward Ashton, e poi correre al cinema a vedere la sua trasposizione sul grande schermo. Non ti sembra un bel piano?
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