Irene Facheris, classe 1989, è una creatrice di contenuti, attivista e presidente dell’associazione Bossy, comunità che si occupa di tematiche quali stereotipi di genere, sessismo, femminismo e diritti LGBTQ+. E’ lei ad aver curato per Audible il nuovo podcast originale Coming Out. 12 ritratti intimi di persone che raccontano il momento in cui hanno deciso di “uscire dall’armadio” per fare quello che comunemente si conosce come “coming out”, ovvero aprirsi agli altri sul proprio orientamento sessuale o identità di genere.
Una tappa importantissima nella vita di tutti i nostri protagonisti, che ognuno ha affrontato in modo diverso, con emozione, paura, entusiasmo… sensazioni che hanno deciso di condividere con gli ascoltatori di Audible, perché le loro testimonianze possano essere d’aiuto per chi si trova a dover fronteggiare le stesse situazioni, ma anche per stimolare il dibattito su questioni e diritti che stanno a cuore non solo alla comunità LGBTQ+, ma a tutta la società.

Vuoi partecipare alla seconda staggione? Visita audible.it/comingout per racondatrci la tua storia!

Ti presentiamo alcuni dei protagonisti di Coming Out e le loro storie.

Shanti, Youtuber (e aspirante attrice e doppiatrice), 30 anni, bisessuale

La stranezza

Ho capito di essere bisessuale a 15 anni, ma ricordo molti segnali di quand’ero più piccola, anche se nn avevo idea di cosa fosse una persona gay. Per esempio, ricordo che facevo un corso di nuoto ed ero in fissa con una compagna, la guardavo sempre e per questo lei si era arrabbiata… per la vergogna avevo addirittura lasciato il corso! Oppure quando c’era Ciao Darwin in tv e avevo visto di nascosto la puntata “etero contro gay”… sono tutte piccole cose, che però adesso riconosco come segnali che facevano intuire che non ero etero. Sono comunque cresciuta convinta che mi piacessero i maschi, ed in effetti avevo cotte continue solo per ragazzi perché non pensavo esistessero altre possibilità. Poi, al primo anno di liceo, c’era questa ragazza del quarto anno, Simona; vestiva dark ed era bellissima, la vedevo tra i corridoi e per me era come un modello da inseguire. Siccome sono un po’ abituata per carattere ad ossessionarmi su cose e persone, mi sembrava tutto abbastanza normale. Finché a un certo punto le mie amiche mi chiesero: Shanti, ma non è che ti piace? E questa domanda apparentemente semplice mi sconvolse… mi aprì un mondo, come se ci fosse un prima e un dopo quel giorno nella mia vita.
Dopo quel momento, ancora per un paio d’anni non riuscivo bene a capire se per le ragazze che mi piacevano provavo attrazione o solo invidia, non riuscivo a immaginarmi innamorata… Poi però con Sonia, che era identica a Shane di L world, è stata follia a prima vista; è stata la prima ragazza che ho baciato, e il ricordo di quel momento è ancora vivido: tutto il resto del mondo si è fermato, una sensazione magica e incredibile… poi lei in realtà ha fatto la stronza, ma mi ha confermato che le ragazze mi piacevano eccome!
Le mie amiche hanno vissuto questa presa di coscienza con me, non c’è stato bisogno di rivelazioni, ma in generale anche alle persone nuove l’ho sempre detto senza problemi. L’unica eccezione è con la famiglia: con loro non ne ho mai parlato, nonostante siano persone molto aperte; negli anni ho lasciato piccoli indizi e so che lo sanno, anche perché nel mio canale ne discuto, però direttamente non affrontiamo mai il tema. Insomma non ho mai avuto un vero coming out liberatorio, e mi sento quasi un po’ difettosa a non aver vissuto questo grande momento. Sono sicura però che molti la vivano come me, lasciando indizi finchè non c’è più bisogno di dire nulla esplicitamente.

SEM&STÈNN, musicisti, coppia gay (Stefano e Salvatore, 28 anni)

La coppia

(Stefano) Una breve premessa per cominciare: nella mia famiglia le questioni difficili non si affrontavano mai direttamente, un po’ per retaggio culturale e un po’ per caratteri incompatibili. Quindi, quando a 16 anni ho preso coscienza del mio orientamento sessuale, ho pensato che mi sarei portato questo segreto nella tomba, perché mi vergognavo e avevo paura di essere deriso (cosa che già succedeva durante l’adolescenza).
Le cose sono iniziate a cambiare quando ho incontrato virtualmente Sem: a 17 anni ci siamo conosciuti su un blog di musica e abbiamo iniziato a chattare, ci siamo scritti per anni prima di vederci fisicamente. Nei nostri dialoghi mantenevamo un linguaggio da amici, nulla faceva capire che il nostro era un rapporto diverso, era più una sensazione.
Poi nel 2011 ci siamo incontrati, e questo incontro mi ha fatto venir meno a quella promessa fatta a me stesso tanti anni prima e decidere di cominciare a seguire il mio istinto. Dopo 6 mesi dal primo incontro con Sem è avvenuto il mio coming out, con un bacio. Sem è stata la prima persona che ha conosciuto il mio orientamento sessuale e l’ha saputo tramite un bacio!
Dopo di lui, toccò a tutti gli altri: le amiche, che l’avevano già più che intuito, e poi la famiglia, tramite una lettera. Da quel momento, anche il rapporto con la famiglia è un po’ cambiato, aprendosi e diventando più diretto. Il coming out mi ha permesso infatti di scoprirmi e rendere più autentiche le relazioni con le persone a cui voglio bene.

(Salvatore) Ho sempre saputo di essere gay fin da quando ero piccolo, però l’ho sempre tenuto per me e cercavo di innamorarmi di ragazzine perché nessuno mi aveva mai spiegato che tra due ragazzi potesse nascere qualcosa.
La persona che mi ha aperto questa possibilità è stata Stefano, che ho conosciuto fisicamente a 19 anni; con lui mi sono sentito me stesso x la prima volta.
Dopo qualche tempo si è dichiarato lui per primo, con un bacio. Inizialmente anche per noi era difficile gestire questa cosa così intima, non ci facevamo troppe domande e non volevamo definirci. Dopo qualche mese ci siamo sentiti pronti ad aprirci con le nostre amiche storiche, poi io l’ho detto a mio fratello e a mia sorella, che sono molto più grandi di me e hanno sempre un po’ avuto il ruolo di giovani genitori. Nessuno di loro è rimasto sorpreso!
Con i miei genitori ho aspettato un attimo, perché preferivo che si abituassero prima all’idea per poi farli arrivare da soli alla conclusione. Non ho mai negato però, Stefano restava sempre a dormire da me, ci comportavamo da coppia e non censuravamo nulla; era un modo per naturalizzare la cosa.
Con mia mamma è stata un po’ dura, ha fatto una mezza sfuriata, invece mio padre ha accolto la notizia senza problemi, anzi mi ha detto delle cose molto belle. In generale il coming out ha migliorato il rapporto con i miei, perché finalmente eravamo più trasparenti tra di noi, senza ostacoli.

Annachiara (Naki), insegnante di yoga, creatrice di contenuti e studentessa, 23 anni, lesbica

Il viaggio

Stefano e io siamo cugini, abbiamo praticamente la stessa età e siamo cresciuti vicini, giocando sempre insieme nel giardino della nonna. Poi, durante l’adolescenza ci siamo un po’ allontanati, ritrovandoci anni dopo grazie a un coming out.
Ricordo che ci eravamo visti a un pranzo di famiglia e spontaneamente avevamo deciso di trascorrere qualche giorno al mare insieme a un altro cugino; lì, dopo una giornata in cui tampinavamo Stefano per capire chi fosse la sua ragazza, lui fece coming out con noi dicendoci di essere gay. Per un momento, nella mia testa pensai: chissà se un giorno riuscirò a farlo anche io… ricordo di aver soppresso subito quel pensiero, perché all’epoca ero in una relazione etero all’apparenza perfetta e convintissima di voler rispettare le regole della società, ignorando la mia identità sessuale.
Quel giorno Stefano mi ha fatto un grande dono: si è fidato di me, aprendosi e dando vita al nostro ricongiungimento, tanto che oggi è tra le persone più importanti della mia vita; e poi ha posto le fondamenta per quello che sarebbe stato il mio coming out.
Infatti poco tempo dopo quella dichiarazione mi sono trovata in crisi nel mettere in discussione la mia relazione e il mio orientamento sessuale, ed è stato importante sapere che almeno una persona, Stefano, mi avrebbe sempre capita e accolta. La cosa più difficile è stata convincere me stessa che non ero sbagliata, perché nonostante fossi una sostenitrice dei diritti lgbt, l’avevo sempre fatto da fuori, come se non si trattasse del mio mondo.
Eravamo di nuovo a un pranzo di famiglia; io e Stefano siamo usciti per prendere il gelato e io ho pensato ok, è il momento. Nonostante paura e ansia, durante il ritorno a casa sono riuscita a dire “mi piacciono le ragazze”. Ho sentito un peso togliersi dal cuore, e poi ci è venuto da ridere perché era bello condividere una cosa così importante. Da quel momento di fiducia è nata la mia piccola grande famiglia arcobaleno.
Penso che fare coming out sia proprio un atto di fiducia, verso se stessi (se tu mi volti le spalle, io ci sarò comunque per me) e verso l’altro (ti sto mostrando una parte di me e mi fido che tu mi accoglierai).

Ti sono piaciute queste storie? Conosci tutti i protagonisti e i loro racconti ascoltando il podcast Coming out, a partire dall’11 ottobre su Audible!

Voi sentire Irene che parla sul progetto? Ecco il suo video di lancio!