• "Succhiare tutto il mirtillo della vita"

  • La filosofia della Mangusta 07.07
  • Di: Zap Mangusta
  • Letto da: Zap Mangusta
  • Durata: 29 min

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"Succhiare tutto il mirtillo della vita"

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Sintesi dell'editore

Capitolo VII - Thoreau

Perché abbiamo bisogno di Thoreau oggi? Perché si batte per la Natura e contro le leggi che limitano la nostra libertà. Perché ama le strade periferiche e non quelle principali. Perché rifiuta tutti gli inviti atti solo a perder tempo. Perché non c'è niente di più bello che passeggiare nel bosco o nuotare. Perché la sua frase: "Bisogna succhiare tutto il midollo della vita" è uno dei più bei motti di tutta la letteratura internazionale. Perché i tatuaggi li ha sull' anima e non sul collo. Perché è un uomo tutto di un pezzo che non rifiuta di assumersi le sue responsabilità. Perché è la dimostrazione vivente che si può esser poeti e saper costruire capanne, armadi, cancelli e tavoli. Perché la sua intimità con gli animali era di un livello superiore. Perché si prende una polmonite per contare l'età di un albero. Che sarà pure una cosa stupida, ma è la maniera più poetica, altruista e generosa di ritornare da colei che ci ha messo al mondo.

Episodio 7 - "Succhiare tutto il mirtillo della vita"

Thoreau scrive apparentemente di cose bizzarre. Si può trattare di mirtilli e dell'atto del camminare? Beh, lui lo fa. E uno scritto incisivo sull'azione del "camminare" trasmette un senso di libertà e di pienezza della vita così convincente che dopo che se ne sono lette cinque pagine si viene travolti dall'entusiasmo al punto che ci si sente in colpa per essere rimasti seduti a leggere, invece di esser usciti a passeggiare per boschi o in riva al mare, annusando gli odori dei cespugli o il profumo della salsedine.

In "Camminare" la libertà della natura viene messa a confronto con le troppe regole della società civile, piena di divieti e compromessi. Thoreau paragona un sistema di valori basato sul profitto a un ordine più efficiente incentrato sulla libertà e rivendica per sé le necessità primarie dell'essere umano, quali la libertà di percorrere un territorio dove la proprietà privata è limitata a pochi ettari, dando così a tutti la possibilità di camminarci sopra. Lo ritiene un diritto e dice: "Io penso di non poter conservare la mia salute e il mio spirito, senza passare almeno quattro o più ore al giorno girovagando per boschi e colline, affrancato da tutti gli impegni del mondo".

Afferma che la libertà si ritrova nell'atto del camminare, che non va inteso come il semplice esercizio di mettere un piede davanti all'altro, con l'obiettivo di svagarsi o di raggiungere una meta, no, camminare significa "andare", diventare un pellegrino che vuol conoscere, una persona che ha casa ovunque e in nessun luogo. Di un argomento simile tratta un altro testo, incentrato però su un frutto minuscolo quanto succoso, il mirtillo. È convinto che osservando meticolosamente le caratteristiche di ogni cosa, emerga la loro essenza, rivelando i piani segreti della Natura e di conseguenza dell'Universo. Perché, come recita il motto degli indiani Lakota, di cui Thoreau era un profondo conoscitore "Mitakuye Oyasìn" ("Tutto è strettamente collegato").

Il mirtillo è una bacca blu porpora che proviene da un arbusto ingarbugliato ricco di fiori, un frutto piccolo e tondo di 4-5 centimetri. Che il viaggiatore naturalista Josselyn nel 1633 descrive come "una prelibatezza che indiani e inglesi bolliscono con lo zucchero per ottenerne una densa salsa da accompagnare alla carne di cervo". In America è un'istituzione. Ancora oggi per il Thanksgiving su ogni tavola non manca la cranberry sauce che fa da cornice ad ogni incolpevole tacchino. Ognuno di noi del resto ha il suo "frutto proibito". Quello per cui sarebbe disposto a fare giuramenti falsi (Nda Il mio è la nespola e ci ho scritto anche un libro). E il vostro?

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