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Il ventre di Napoli

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Il ventre di Napoli

Di: Matilde Serao
Letto da: Silvia Cecchini
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A proposito di questo titolo

Matilde Serao (1856-1927) è stata la prima donna italiana ad aver fondato e diretto un quotidiano, "Il Mattino". Figlia di un avvocato napoletano, e napoletana nel cuore, nonostante non abbia vissuto sempre a Napoli, questa scrittura appassionata scritta in più tempi, nell'arco di più di venti anni, denuncia le condizioni igieniche e di sfruttamento del popolo napoletano, e di come il governo nazionale e locale, nonostante le belle intenzioni di risanamento, abbia fallito nel suo progetto, sperperando milioni per grandi ed eleganti costruzioni solo di facciate, lasciando intoccate la miseria e il crimine: uno scenario che ci suona purtroppo familiare.

Ma nel racconto delle tradizioni, delle opere di pietà, delle malattie morali dei suoi concittadini, l'autrice trasmette un amore e una speranza per questa "terra di anime belle" che nessuno sperpero pubblico può scoraggiare.

Cornice musicale: "Fenesta ca' lucive", cantata da Caruso.©dominio pubblico (P)2017 Silvia Cecchini
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Non avevo mai letto un libro di Matilde serale, mi ha molto colpito la narrazione autentica e dura di quel periodo e penso..
Forse quei vicoli sono un po’ più puliti oggi ma sono anche uguali a ieri. Sono soddisfatta di aver letto questo libro: il ventre di Napoli

Molto bello

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libro sincero ma un po' ideologico,nel senso che risente evidentemente del populismo paternalistico operaistico scialistico umanitario dell'epoca in cui fu iscritto.

libro sincero ma ideologico.

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Chiunque porti nel cuore lil dolore e la bellezza di Napoli dovrebbe aver letto o leggere questo testo in cui la Serao, scrittrice dalle alte qualità, esprime e racconta il suo amore per questa città e per il suo popolo. Quel popolo troppo spesso abbandonato a se stesso e denigrato senza che un reale supporto programmato e ben definito agisca in un quadro di prospettive che, se perseguite onestamente e con determinazione, possano dare effettivamente speranza per un destino maggiormente dignitoso.
Un lettore originario del posto avrebbe rappresentato in maniera più veritiera le parole accorate della Serao, come solo la cadenza partenopea può esprimere, per quanto chi lo ha qui fatto abbia mostrato passione e partecipazione.

Opera preziosa

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Il libro, che non definirei romanzo, ma una fotografia dettagliata della Napoli di fine 800, è diviso in 3 parti, scritte in tre epoche diverse dall’autrice. Le prime due parti, abbastanza scorrevoli, parlano del passato e sono una pura descrizione di napoli, del suo popolo e delle sue usanze nel bene e nel male. La terza parte, pesante, descrive il presente dell’epoca (1905) e affronta tematiche politiche.
La lettura inespressiva e monotona di Silvia Cecchini non aiuta e lo rende come tutti i libri letti da lei alquanto soporifero.

Libro molto attuale

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Assurdo scegliere una lettrice del genere! è inascoltabile: sembra di sentire il personaggio di Natolia di Marina Massironi quando lavorava con Aldo, Giovanni e Giacomo!

inascoltabile!

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