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Il flagello di Roma

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Il flagello di Roma

Di: Michele Gazo
Letto da: Francesco Mei
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A proposito di questo titolo

390 a.C. Le mura che per secoli hanno protetto Roma sembrano destinate a cedere sotto la furia dei guerrieri celti. Dalla cittadella del Campidoglio, il tribuno Quinto Fabio Ambusto assiste con orrore alla strage in cui, con la sua vigliaccheria, ha trascinato la città. L’ira del nemico barbaro si placherà o segnerà la fine della potenza più temuta al mondo, prostrata dal lungo assedio?

Brenno, il valoroso condottiero dei Galli, è arrivato alle porte di Roma in cerca di giustizia per il suo popolo e, adesso che è riuscito a braccare il suo nemico, non si fermerà fin quando la sua vendetta non sarà compiuta. Nemmeno Iulia, la bella prigioniera romana che lo ha stregato, riesce a convincerlo a cessare il massacro: insieme ai suoi guerrieri migl iori, Brenno è deciso a compiere un’impresa senza eguali. E soltanto il dictator Furio Camillo, prima calunniato e poi adorato dai Romani nel momento della disperazione, può arrestarne l’avanzata.

E mentre fra gli assediati del Campidoglio c’è chi trama perché la missione di salvataggio del dictator si risolva in un’incredibile disfatta, sulla tomba di Romolo, il mitico fondatore, si consuma uno scontro all’ultimo sangue in cui solo l’onore e il ferro delle spade decideranno le sorti del grandioso dominio romano. In un romanzo potente e impetuoso, Michele Gazo fa rivivere il drammatico scontro tra due nobili civiltà, disposte a sacrificare tutto pur di conquistare la gloria e un posto nella Storia, accanto agli dèi.

©2013 Piergiorgio Nicolazzini Literary Agency (P)2023 Audible GmbH
Antica Roma

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La narrazione non rispetta minimamente la realtà storica, soprattutto laddove fu proprio Furio Camillo a sconfiggere alla fine l’invasore Brenno ed il suo popolo di incivili predoni barbari.
Anche l’incendio di Roma ad opera dei barbari non risulta dalle fonti storiche, così come appare tra le tante assai poco probabile una superiorità di una metallurgia in un popolo che viveva nei boschi in capanne di paglia e sterco.
S’intravvede chiaramente nella narrazione la mentalità anarcoide e erroneamente “ambientalista@ dell’autore. Olfatto più che lo stesso sia pure italiana rende ancora più vergognosa la falsità storica di questa narrazione che umilia e non rende onore al noto valore militare ed etico dei Romsni della prima rlica repubblicana.
Anche il narratore segue la vergognosa linea dell’autore di questo squallido libro facendo sembrare i Romani tanto arroganti e boriosi, quanto stupidì. Francamente considero questo titolo tanto squallido quanto fisinformstivo!

Falso storico clamoroso ed apologia di un popolo incivile di invasori barbari nel senso peggiore del termine

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