Il 13 marzo 2023 arriva su Audible il podcast Troppe Verità, che in sei episodi da 45 minuti circa ciascuno ripercorre un fatto di cronaca nera italiana che ha ancora oggi tanti buchi neri. Si tratta dell’omicidio del vicebrigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega, ucciso da 11 coltellate la notte del 26 luglio 2019 a Roma, a poca distanza dall’albergo dove alloggiavano due ragazzi americani, Finnegan Lee Elder e Christian Gabriel Natale Hjorth, che verranno arrestati poche ore dopo il delitto con l’accusa di essere gli autori dell’omicidio.

Un omicidio che ha a che fare con uno spaccio di droga finito male e la cui ricostruzione è stata complicata da parecchie bugie, omissioni e informazioni parziali, che riguardano ciò che è avvenuto prima dell’accoltellamento in un contesto grigio e ambiguo frequentato dagli uomini che rappresentano le nostre istituzioni.

Prima c'era il silenzio

Il caso dell’omicidio del carabinere Cerciello Rega

La notte dell’omicidio, il vicebrigadiere Cerciello Rega stava conducendo con il collega Andrea Varriale un’operazione che in gergo viene chiamata “cavallo di ritorno”. A loro si era infatti rivolto Sergio Brugiatelli, un pusher romano che gli aveva comunicato di essere stato derubato del suo zaino da due giovani americani (Finnegan Lee Elder e Christian Gabriel Natale Hjorth), delusi da una dose di droga acquistata. Brugiatelli aveva quindi concordato con i due ragazzi un appuntamento per farsi restituire in cambio di soldi, ma al suo posto in via Pietro Cossa si erano presentati Cerciello Rega e Varriale. A quel punto, Elder aveva colpito Cerciello con un coltello di sua proprietà ed era poi fuggito in albergo insieme a Natale.

Cosa sia accaduto quella notte, e come tutto sia degenerato in tragedia, negli ultimi 3 anni e mezzo è stato analizzato da ogni prospettiva e punto di vista. Eppure, i depistaggi e le anomalie nel comportamento dei carabinieri cominciati subito dopo il fatto hanno portato a pensare che dietro l’omicidio del vicebrigadiere ci sia dell’altro.

Oggi Finnegan Lee Elder e Gabriel Natale Hjorth sono in carcere, il primo con una condanna a 24 anni e il secondo con una di 22. Un caso che sembra risolto è in verità ancora tutto da comprendere ed è proprio da questa necessità di comprensione dei fatti che prende avvio il podcast Troppe verità, prodotto da Chora Media in esclusiva per Audible Original. A raccontarci queste tante verità è Fiorenza Sarzanini, giornalista, scrittrice e vicedirettrice del Corriere della Sera, insieme ad Alessia Rafanelli e Pablo Trincia e in collaborazione con Francesca Abruzzese e Mauro Pescio.

Sei a Roma?

Le domande a cui il podcast cerca di dare una risposta sono queste: perché è morto Mario Cerciello Rega? Cosa è successo fra lui e i due colpevoli? Sono “colpevoli” entrambi allo stesso modo? E soprattutto: per quale motivo l’atteggiamento dell’Arma è stato fin da subito così ambiguo?

Ci siamo fatti raccontare qualcosa di più su Troppe verità proprio da Fiorenza Sarzanini.

Fiorenza Sarzanini ci racconta il podcast Troppe verità

Cosa ti ha colpito di più di questa storia e dei suoi protagonisti al punto da spingerti a farne un podcast? Da che esigenza nasce Troppe verità?

La prima cosa che mi ha colpito è stata la versione iniziale segnata da macroscopiche bugie. Quando c’è evidenza che la ricostruzione è falsa i giornalisti hanno il dovere secondo me di provare a scoprire perché si è deciso di mentire, che cosa si sta cercando di nascondere. Troppe verità nasce dall’esigenza di rivelare come sia stato possibile che una storia banale come il furto di uno zaino si sia trasformata con il trascorrere delle ore in una tragedia dove un carabiniere è morto perché colpito con 11 coltellate. E dunque di svelare la catena di errori e menzogne di piccoli spacciatori e carabinieri.

L’omicidio di Cerciello Rega non è un delitto irrisolto, perché la dinamica dell’omicidio è chiara e i colpevoli sono stati condannati. Eppure si tratta di un caso per molti aspetti ancora poco chiaro. Quali sono i principali “punti oscuri” di questa storia?

Perché si è detto che gli assassini erano magrebini pur sapendo che si trattava di due giovani statunitensi? Perché i carabinieri hanno raccontato di essere armati quando non era vero? Perché si è descritta una grande operazione di polizia quando si sapeva benissimo che i due carabinieri avevano agito da soli addirittura staccando ogni tipo di collegamento con la centrale operativa?

Caelum no animum

Nel podcast parli di tuo padre Mario Sarzanini, uno dei pilastri della cronaca giudiziaria italiana, giornalista sempre in prima linea dal rapimento Moro a Tangentopoli. Dici che è stato lui ad insegnarti che in tante storie simili a quella narrata nel podcast, ci sono sempre troppe verità. Come può fare quindi chi fa il vostro lavoro, ma anche chi legge o ascolta le notizie, a distinguere il vero dal falso?

Non fermandosi mai alle apparenze, si deve sempre pensare che dietro un episodio banale possa esserci una grande storia da raccontare. E soprattutto capire che quando la ricostruzione ufficiale stride con la realtà c’è qualcuno che ha interesse a nascondere qualcosa. Non è facile distinguere il vero dal falso, ma non deve essere difficile porsi sempre domande.

PostBlogIT Fiorenza Sarzanini Troppe Verita

Ripercorrendo la vicenda dell’omicidio Cerciello Rega mi vengono in mente altri due casi: quello dell’omicidio di Meredith Kercher nel 2007 e quello di Luca Varani nel 2016. Nel primo, perché c’è una protagonista americana che viene dopo lunghe peripezie assolta ma che denuncia le storture della giustizia italiana e le angherie subite; nel secondo perché tra gli ingredienti del delitto ci sono la droga e la città eterna. Che punti in comune trovi, se ce ne sono, tra questi tre casi?

I delitti anche se hanno modalità diverse e protagonisti distanti tra loro sono spesso accomunati dalla banalità del male, dal gioco che si trasforma in tragedia, dalla situazione che sfugge di mano. Io credo che in questi tre casi sia proprio questo il filo comune. In tutti e tre i casi un comportamento sopra le righe si è poi trasformato in delitto segnato dalla crudeltà. Le tre vittime sono tutte state uccise con armi bianche ma con accanimento.

Ci sono dei modelli/autori di podcast ai quali ti sei ispirata per scrivere Troppe verità?

Esiste un modello irraggiungibile e si chiama Pablo Trincia. Aver lavorato con lui è stato un privilegio per cui non smetterò mai di ringraziarlo.

Due americani a Trastevere

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Altri temi interessanti affrontati nel podcast sono il linciaggio mediatico, a cui troppo spesso assistiamo nei casi di cronaca nera italiana fin dalle prime ore dopo un omicidio, nonostante i contorni di questi casi siano ancora tutti da definire, e il fatto che le parole di esponenti delle forze dell’ordine - anche se smentite da video, dichiarazioni o fatti - sono generalmente piu credute di quelle di un cittadino normale. Credi si tratti di elementi “unici” nel panorama giudiziario italiano?

Purtroppo la storia giudiziaria italiana è segnata da numerosi casi analoghi. Il più clamoroso è certamente la morte di Stefano Cucchi. Nessuno credeva a sua sorella Ilaria, nessuno immaginava di poter giungere alla verità. E invece anche in quella vicenda la caparbietà di questa donna e la determinazione di un pubblico ministero hanno portato, sia pur con troppi anni di ritardo, alla verità.

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