Alice Basso: scrittrice di gialli e narratrice di libri ad alta voce

Pe chi non la conoscesse ancora – e dubitiamo che tu non abbia ancora mai sentito parlare di lei – Alice Basso è la scrittrice italiana di gialli che ha creato due protagoniste femminili memorabili: la ghostwriter Vani Sarca e la dattilografa Anita Bo. Oltre alla scrittura dei libri gialli di cui ti parleremo in questo articolo, una delle passioni di Alice Basso è la narrazione ad alta voce degli audiolibri - suoi e di altri autori.

È proprio quanto è accaduto per il romanzo classico La signora in Tweed, da oggi disponibile su Audible, che Alice Basso ha interpretato con una lettura davvero coinvolgente.

La signora in tweed

Quante e quali sono le serie di Alice Basso?

La serie di Vani Sarca

Come dimenticare l'ironico carattere “dark” di Vani Sarca e la sua innata capacità di identificarsi con gli altri, empatizzare e scovare dettagli che nessun altro aveva notato prima?

La serie di Vani Sarca – che ha consacrato la scrittrice italiana Alice Basso come una delle voci femminili più amate degli ultimi anni - è composta da cinque romanzi che potrai leggere in ordine cronologico (come te li presentiamo qui) oppure in modo indipendente: l'importante è che tu comprenda quanto, questa simpatica e misantropa protagonista, ti risulterà così congeniale che non potrai più farne a meno. Proprio così, perché Vani Sarca con i suoi modi colti e sprezzanti allo stesso tempo, con la sua ironia e il modo in cui ci restituisce uno sguardo autentico e per niente affettato, ti coinvolgerà nelle sue storie e nelle indagini insieme all'immancabile Commissario Berganza.

I cinque romanzi che compongono la serie sono: L’imprevedibile piano della scrittrice senza nome, Scrivere è un mestiere pericoloso, Non ditelo allo scrittore, La scrittrice del mistero Un caso speciale per la ghostwriter.

La serie di Anita Bo

Se la serie di Vani Sarca ti ha appassionato, allora siamo certi che anche Anita Bo, protagonista dattilografa dall'aspetto avvenente e l'ironia contagiosa, ti coinvolgerà. Ambientata nel 1935 a Torino, la serie di Anita Bo è inevitabilmente (e con grande maestria) infarcita di riferimenti storici all'epoca fascista. Alice Basso, forte del suo grande talento di scrittrice e condotta dalle intuizioni che muovono i passi del genio, fa muovere la sua protagonista sullo sfondo di una Torino magica sì, ma anche piena di contraddizioni sociali e politiche.

Anita Bo è la dattilografa della rivista Saturnalia (una rivista hard-boiled) che, contro ogni morale dell'epoca, decide di non lasciarsi incasellare nel ruolo di angelo del focolare, ma di perseguire la sua autonomia attraverso lo svolgimento della sua professione. Insieme a Sebastiano Satta Ascona, suo collega con il quale (senza spoilerare) potrebbe anche nascere del tenero, Anita si ritrova coinvolta in indagini di casi gialli da risolvere.

I romanzi che compongono la serie di Anita Bo e che, lo ricordiamo, sono tutti rigorosamente narrati dall'autrice stessa sono: Il morso della vipera, Il grido della rosa, Una stella senza luce e l'ultimo atteso romanzo di Alice Basso: Le aquile della notte.

Le aquile della notte

Per saperne di più, leggi anche l'articolo sui migliori libri di Alice Basso.

Vani Sarca e Anita Bo sono due protagoniste che, come ci rivelerà lei stessa nell'intervista in Esclusiva per Audible che stai per leggere, ricordano per certi versi il carattere di Imogène McCarthery: la vulcanica protagonista del libro La signora in Tweed, un audiolibro letto (magistralmente) da Alice Basso. Ci siamo fatti raccontare com'è stata questa esperienza della lettura ad alta voce per il pubblico, qual è il suo rapporto con gli audiolibri e i podcast e molte altre domande alle quali l'autrice ha risposto con la simpatica verve e l'intelligenza che caratterizza anche i suoi romanzi.

Ti abbiamo incuriosito? Ecco la nostra intervista.

Alice Basso: intervista in Esclusiva per Audible

Alice, sei una scrittrice che ha narrato tutti i propri libri pubblicati finora. Perché hai scelto di leggere tu stessa i tuoi libri, quale credi sia il valore aggiunto della lettura di un audiolibro da parte del suo autore? Quale invece il rischio?

Ah, la mia risposta sarà tremendamente di parte, perché io ADORO LEGGERE GLI AUDIOLIBRI. Chi mi conosce mi ha sentito ripetere alla nausea (sua, perché io non ne ho mai abbastanza di rimarcarlo) che è bello quanto scrivere ma senza la fatica dello scrivere. Perché hai la possibilità di dare alle frasi, agli incisi, alle battute di dialogo, esattamente il ritmo e l'intonazione che avevi in mente mentre li scrivevi. Naturalmente l'autore non è un attore, ha tutti i suoi difetti di pronuncia, gli accenti e le vocali compromessi dalla sua provenienza regionale, eccetera (per esempio, io ho preso un po' dalle mie origini lombarde un po' dal mio presente piemontese, dunque, ogni volta che devo scegliere fra una “e” aperta o chiusa, un toscano muore), per cui dovrebbe avere l'umiltà di incassare se gli esperti gli fanno notare che la sua dizione rischia di suonare disturbante a gran parte del pubblico. Ma finché nessuno mi fa questo discorsetto io persevero felice nelle mie letture e mi diverto come una marmocchia al parco giochi.

Hai mai immaginato di far leggere i tuoi libri a qualcun altro? Se non fossi tu a farlo, c’è una narratrice che vedresti particolarmente adatta a dare voce alle tue storie?

Vorrei una comica! Una che non badasse a far pensare “sentite che bella voce che ho” ma che si divertisse anche lei leggendo e si immaginasse una platea da far ridere nei punti giusti! Poi nel caso della mia prima serie, quella ambientata ai giorni nostri la cui protagonista è una ghostwriter di 34 anni, credo sarebbe indispensabile avere una voce congruente con quell'età, perché sono libri raccontati in prima persona...

Com'è stato leggere il romanzo del giallista francese Charles Exbrayat La signora in Tweed? Vuoi raccontarci com'è andata?

Tutto è cominciato quando Garzanti, che è la casa editrice che pubblica i miei libri e anche quello di Exbrayat, mi ha chiesto se mi andasse di leggere in anteprima la bozza e, nel caso mi fosse piaciuto il libro, scrivere una prefazione. In quel momento – retroscena – non avevo molto tempo per leggere; in compenso dovevo guidare moltissimo, e io in auto ascolto molto gli audiolibri. Così ho affidato il file a una di quelle app che leggono i testi con voce sintetica, in maniera bella scandita ma anche inespressiva. Ho confidato nel fatto che, se il libro era carino, nonostante la lettura amorfa sarei stata in grado di accorgermene lo stesso. E così è stato! Mi sono divertita un sacco! Ma c'è stato un ulteriore risvolto: mentre la voce monocorde pronunciava battute umoristiche e descriveva gag comiche, mi sono trovata, come dire?, a ripronunciarle nella mia testa, immaginando come le avrei recitate io se avessi dovuto restituire la comicità della scena. E battuta dopo gag dopo battuta dopo gag ho scoperto che lo volevo proprio fare. Così l'ho buttata lì a Garzanti, a dire il vero senza sperarci granché, perché è già grasso che cola se un autore può leggersi i suoi, di libri, figuriamoci quelli degli altri. E invece...!

Imogène McCarthery, il “toro rosso”, la scozzese indomabile che indossa solo tweed, è una protagonista controcorrente, ostinata, dai modi diretti, dal carattere indisciplinato e, come la definisci tu nella prefazione "un'indomabile vulcano”, oltre che una donna tutt'altro che ingenua che vive negli anni '50 del 900. Quanto ti sei identificata con Imogene? Ce la vedresti come protagonista di un tuo romanzo?

Una delle ragioni per cui Garzanti ha pensato che La signora in tweed potesse piacermi è stata proprio la somiglianza fra questa segretaria apparentemente innocua che diventa spia per caso, e la mia protagonista Anita, che fa la dattilografa (lei nel 1935) e si ritrova detective. Ma io ci ho ritrovato anche molto della mia precedente protagonista, Vani Sarca, perché Imogene dice in faccia al proprio capo cose che nessun impiegato in carne e ossa potrebbe mai permettersi, è una finta cinica dal cuore d'oro e porta a casa il risultato costi quel che costi. Io adoro Imogene. E mi ha fatto venire, anzi tornare, una voglia pazzesca di fare una gita dalle sue parti, in Scozia.

Al centro dei tuoi romanzi troneggiano le parole e i libri, insieme agli “artefici” dei libri, come la famosa ghostwriter Vani Sarca. Nel tuo caso, quanto conta la professione di editor per la creazione letteraria delle tue storie e personaggi?

Io penso che lavorare in una redazione sia una fonte inestinguibile di spunti. Anche solo avere a che fare con gli autori, sia gli affermati sia gli esordienti, offre ispirazione satirica a palate (mi permetto di ironizzare sugli autori perché mi metto nella categoria pure io, eh). Ma devo ammettere che avere corretto i libri degli altri per tanto tempo mi aiuta soprattutto quando qualcuno corregge i miei, perché mi ricordo com'era quando io stavo dall'altra parte della scrivania e non la vivo con troppa ansia, e cerco di dare sempre ascolto alle note della mia editor (Adriana, a proposito, ti ho promesso dei gianduiotti).

Quale audiolibro ti piacerebbe narrare, se ne avessi l’opportunità?

Te lo dico senza esitazione: il mio libro preferito, La principessa sposa, di William Goldman, un cult da cinquant'anni negli Stati Uniti della cui traduzione italiana, inspiegabilmente, l'audiolibro non esiste ancora. E io, giuro, lo potrei quasi recitare a memoria, sapendo esattamente che intonazione vorrei dare a ogni paragrafo. Ma siccome ha due voci narranti ed entrambe sono maschili, spero quantomeno che lo facciano leggere a due attori pazzescamente bravi, e di potermelo godere quindi anche in questa nuova veste.

Che rapporto hai con gli audiolibri e podcast? Vuoi darci qualche consiglio di ascolto?

Come dicevo prima, io ascolto moltissimi audiolibri perché passo molto tempo in macchina o a far cose durante le quali leggere un libro cartaceo non sarebbe una buona idea. Ma poi penso di essere un soggetto particolarmente perfetto per gli audiolibri perché, per esempio, quando guardo un film dovermi concentrare con occhi e orecchie insieme mi esaspera: devo muovermi, guardare altro, finisco sempre per ascoltare soltanto. E allora tanto vale. Fra le esperienze più belle che devo agli audiolibri: l'adattamento di Sandman di Neil Gaiman (mamma mia, che capolavoro! Meglio del fumetto – ecco, l'ho detto) e Lamento di Portnoy letto da Luca Marinelli (non ridevo così tanto dai tempi del liceo).

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