Il secondo sesso - Libro secondo copertina

Il secondo sesso - Libro secondo

Il secondo sesso

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Il secondo sesso - Libro secondo

Di: Simone de Beauvoir
Letto da: Lucia Mascino, Anna Bonaiuto
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A proposito di questo titolo

Simone de Beauvoir affranca la donna dallo status di minore che la obbliga a essere l’Altro dall’uomo, senza avere a sua volta il diritto né l’opportunità di costruirsi come Altra. Con veemenza passa in rassegna i ruoli attribuiti dal pensiero maschile alla donna – sposa, madre, prostituta, vecchia – e i relativi attributi – narcisista, innamorata, mistica. Con una determinazione prima sconosciuta e un linguaggio nuovo, che tesse il filo dell’argomentazione attraverso un’originale mescolanza di mito e letteratura, psicoanalisi e filosofia, antropologia e storia, sfida i cultori del gentil sesso criticando le leggi repressive in materia di contraccezione e aborto, il matrimonio borghese, l’alienazione sessuale, economica e politica. Fa di una sfida metafisica una realtà sociale.

Con la gentile partecipazione di Anna Bonaiuto.

©1949, 1976/ 2016 Titolo originale: LE DEUXIEME SEXE - II. L’Expérience vécue, Editions Gallimard / Il Saggiatore s.r.l., Milano (P)2024 Emons Italia S.r.l.
Scienze sociali Studi di genere Studi sulla femminilità

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Leggerlo? No. Studiarlo. Ora e per Sempre. Utopistico? No. Assolutamente. Una meravigliosa analisi della Donna e dell'Uomo. Solo la libertà salverà il Mondo.

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Un saggio lunghissimo dall’intento enciclopedico, invecchiato malamente in alcune sezioni, mai realmente corretto in altre, straordinariamente lucido e innovativo in altre ancora. Tanto da meritare per me un giudizio misto di tre stelle, media vagamente ponderata tra pagine illeggibili che ne meriterebbero a malapena due, e altre di valore innegabile.

Affrontiamo il tomone: il primo libro si divide in due parti, con un approccio,
come già detto, vagamente enciclopedico. Nella prima parte l’autrice affronta la concezione di donna (e i risvolti delle idee che la riguardano su società e condizione femminile) con un excursus storico che va dall’antichità ai suoi giorni. Molto interessante, forse un po’ datato per alcuni aspetti (il discorso è praticamente tutto orientato all’eterosessualità, a parte piccolissime eccezioni non proprio progressiste).
Questa carrellata serve però anche come riflessione generale, e ne emergono spunti o arricchimenti interessanti e innovativi, specialmente per l’epoca ma ancora, per certi versi al giorno attuale.
Molto intrigante mi pare un accenno embrionale di intersezionalità, dove l’autrice coglie parallelismi tra la condizione svantaggiata della donna e quella dei neri d’America (o degli ebrei), cogliendo la correlazione dei fatti individuali e delle varie comunità, con il tessuto sociale che li genera. È ancora un discorso intersezionale primitivo, un po’ grossolano e tagliato con l’accetta, forse più correlato a un’ottica socialista che ad altro; costituisce comunque una interessante innovazione per la mentalità dell’epoca.

La seconda parte, quella sui miti, è quella che mi pare tutta da sforbiciare; l’autrice indulge in un discorso interessante più o meno a livello accademico, in cui riprende le idee di femminile, vs. maschile, nella produzione letteraria di alcuni importanti scrittori del passato.
Anche in altre sezioni del testo tornerà a spiegare il ruolo della donna divagando, in maniera poco attinente o dirimente, su personaggi letterari, mitologici, della cultura tradizionale. De Beauvoir sembra quasi preferire la finzione letteraria e l’aspetto accademico alla discesa nella società, la quale avviene solo per riflesso di questi ragionamenti.
Seppure sia vero che la cultura e la letteratura ricadono poi sulla sensibilità popolare, come pure sull’educazione dei giovani (con tutti gli stigmi e stilemi che questo comporta), è anche vero che manca in gran parte il discorso politico e l’approccio si fa troppo teorico, filosofico e psicanalitico. Anche nella miriade stremante di esempi riportati, quasi nessuno riguarda personaggi politici, sociali o della vita reale, a vantaggio di personaggi letterari e scrittori.
In questa infinita carrellata di singoli casi (spesso non significativi e, apparentemente, anche un po’ inventati) si discende in abissi di ignoranza e pregiudizio con presunte omosessualità attribuite ad aborti, frigidità attestate alla volontà di punire il marito, nausee gravidiche dovute al rifiuto della maternità, e così via di caso bizzarro in caso morboso, accumulandone letteralmente CENTINAIA. All’autrice sfugge un approccio moderno e scientifico che si basi su ricerche e statistiche, mentre preferisce riportare episodi aneddotici e singoli casi estremi, elevandoli a legge universale come se il sillogismo fosse la base della scienza.

Nella seconda parte il testo scade inoltre di livello, a mio avviso, volendo diventare un testo sociologico, con fondazione psicanalitica o quasi medica, ma senza - come accennato - riportare statistiche o studi. Raccoglie invece la già citata costellazione episodica di racconti più o meno credibili, in cui emerge una concezione molto retriva di donna, sessualità, e soprattutto omosessualità (su questo argomento l’autrice è francamente illeggibile e da dimenticare).

È in definitiva un testo monstre di cui forse sono giustificate edizioni riassuntive o con i punti chiave, poiché molti elementi risultano di contorno o in molti casi superati e/o inesatti.

Ciò in cui il saggio si dimostra davvero datato è la ricerca dell’emancipazione femminile attraverso lo smantellamento degli stereotipi storici, ma conservando comunque la convinzione che esistano caratteristiche comuni a tutto il genere maschile e femminile, teorizzando a riguardo. Ecco che ne derivano, a cascata, scemenze sulla donna tiranna e narcisista, sulla donna che ha sempre questa o quella caratteristica, come pure su un “uomo” che appare fantoccio e stereotipato nelle sua caratteristiche psicologiche e morali. Il femminismo successivo si è, giustamente, concentrato più sulla struttura sociale oppressiva delle società patriarcali, piuttosto che sulla psicologia di classe maschile e femminile. Simone de Beauvoir sembra allo stesso tempo affermare che queste psicologie sono generate dalle stratificazioni sociali, ma non spinge il discorso alle giuste conseguenze e cade spesso in un’ottica naturalista, in cui sembra credere ella stessa a caratteristiche di base dei due generi, che determinano molte delle condizioni descritte.

Costituisce comunque un importante mattone culturale e va letto chiaramente in un’ottica dell’epoca, nella quale va a costituire un punto di rottura sensazionale; concordo con alcune recensioni critiche nell’affermare che forse oggi non ne valga la fatica, in quanto di concezione e approccio datati.

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