L'arcobaleno in bianco e nero

La filosofia della Mangusta 06.06

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L'arcobaleno in bianco e nero

Di: Zap Mangusta
Letto da: Zap Mangusta
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A proposito di questo titolo

Capitolo VI - Schopenhauer

Perché abbiamo bisogno di Schopenhauer oggi? Perché ci apre gli occhi. Ci dice che la vita non è come il Carnevale di Rio e nemmeno come un fetta di Sacher torte. Lo sarebbe se non fossimo perseguitati dalle ambizioni della Volontà e del nostro Io. Che lui però ci suggerisce come tenere al guinzaglio. Come? Con l'amore per l'arte. Con la scoperta del silenzio e della meditazione. E soprattutto attraverso l'amore per gli altri. E poi dobbiamo essergli grati, perché scrive in maniera sublime e ci tira su anche quando ci butta giù. Quindi dobbiamo seguirlo anche perché, dopo tanti anni, sarebbe proprio bello dargli la soddisfazione che si merita: quella di avere più seguaci di quel trombone tronfio ed iper-ottimista di Hegel!

Episodio 6 - L'arcobaleno in bianco e nero

Schoppy agisce in un periodo di grande crisi. Nell'arco di un breve tempo nel mondo svaniscono due sogni importanti: la Rivoluzione prima e Napoleone poi. Due accrescitivi in "one" che finiscono entrambi miseramente. La Rivoluzione soprattutto aveva creato molte aspettative negli esseri umani. Ma dopo il sanguinoso periodo del Terrore, lo spirito della Rivoluzione era precipitato e anche Schopenhauer se ne era allontanato, affidando tutte le speranze di rinascita a Napoleone. Che, dopo qualche milione di morti, si era dissolto insieme alla sua giacca.

La gente si preparava dunque ad affrontare la vita senza prospettive incoraggianti e senza il miraggio di un mondo migliore. È in questo clima che Arthur si muove. Forte di queste considerazioni, il filosofo si convince che il mondo sia governato da una forza cieca e impenetrabile che ci domina e ci tiene prigionieri: la Volontà di volere. Il pessimismo di Schopenhauer è di natura ereditaria, il padre si è suicidato, la madre è anaffettiva, la sorella non molto premurosa, quindi le sue paturnie e i suoi malumori sono congeniti, oltreché condizionati da una miriade di episodi spiacevoli, che hanno reso ostico il suo percorso vitale. Una sfilza di insuccessi e di frustrazioni hanno infatti rinsaldato la sua cupa visione del mondo.

Tuttavia in lui coesistono due diversi livelli di pessimismo: quello della vita personale e quello metafisico della sua filosofia. Pertanto bisogna sempre distinguere l'azione dal pensiero, la pratica dalla teoria. Quest'ultima lo conduce ad una conclusione amara: la liberazione dalle preoccupazioni della vita avviene solo attraverso il rifiuto di ogni desiderio, programma non allettante, ma che lo spingerà per converso a scrivere pagine memorabili, a insistere con l'editore per l'uscita del suo libro, a cercare di fidanzarsi a ripetizione, a misurarsi cocciutamente con Hegel e a ricercare con caparbietà la fama e il successo. Questo, sebbene le sue opere parlino essenzialmente di dolore e di rinuncia. Tuttavia lo stile delle pagine di Schopenhauer è brillante e la sua scrittura coinvolgente e di facile lettura. Insomma, leggere Schopenhauer è entusiasmante. Sarà pure un controsenso ma è così. Provare per credere.

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