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La dittatura della volontà copertina

La dittatura della volontà

Di: Zap Mangusta
Letto da: Zap Mangusta
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  • Riassunto

  • Capitolo VI - Schopenhauer

    Perché abbiamo bisogno di Schopenhauer oggi? Perché ci apre gli occhi. Ci dice che la vita non è come il Carnevale di Rio e nemmeno come un fetta di Sacher torte. Lo sarebbe se non fossimo perseguitati dalle ambizioni della Volontà e del nostro Io. Che lui però ci suggerisce come tenere al guinzaglio. Come? Con l'amore per l'arte. Con la scoperta del silenzio e della meditazione. E soprattutto attraverso l'amore per gli altri. E poi dobbiamo essergli grati, perché scrive in maniera sublime e ci tira su anche quando ci butta giù. Quindi dobbiamo seguirlo anche perché, dopo tanti anni, sarebbe proprio bello dargli la soddisfazione che si merita: quella di avere più seguaci di quel trombone tronfio ed iper-ottimista di Hegel!

    Episodio 3 - La dittatura della volontà

    Per capire meglio Schopenhauer bisogna partire da Kant. Il filosofo di Koenigsberg diceva che l'unica cosa conoscibile della realtà è il fenomeno: ciò che si vede e che possiamo percepire. Tutto il resto è noumeno, ossia ente incomprensibile. Cos' è il noumeno? Vogliamo azzardare: è come un quadro di Paul Klee, un libro di James Joyce, un brano di John Cage, qualcosa che non riusciamo a decifrare perché alcuni elementi ci sfuggono. Ma Schoppy dice di più, afferma anche: "il fenomeno, ciò che noi vediamo è una semplice apparenza, a cui non corrisponde nessuna realtà. Il mondo", dice il filosofo "è solo la rappresentazione che noi ne facciamo. E anche la rappresentazione è organizzata dal noumeno, una forza prorompente, una Volontà che ci domina e non ci permette di agire autonomamente". In sintesi: il mondo è qualcosa che non c'è, creato da qualcosa che non possiamo conoscere e in cui noi siamo soltanto dei burattini. Allegria!

    Come avviene il suo dominio? Semplice, ci obbliga a volere sempre qualcosa o qualcuno di più. E poi ci fa scoprire che, una volta raggiunto, non ci basta. Regalandoci così una garanzia di infelicità assoluta. Siccome questa sua affermazione non è semplice da digerire, Arthur ce ne offre una prova: quando noi sogniamo, spesso le cose ci sembrano vere, tangibili, perché nel sogno non è possibile stabilire l'esatto confine tra le illusioni oniriche e le percezioni della realtà. Bene, nella vita è lo stesso. Sulle prime può sembrare destabilizzante, però se ci pensate un attimo, potrebbe anche risultare rassicurante ed aiutarci a prendere le cose con maggiore distacco; ma è possibile che non ci sia qualcosa che possiamo reputare come indiscutibile? Perché sarà pur vero che il mondo è soggettivo, ma ci sarà "una" cosa che possiamo conoscere con assoluta certezza. "Sì: il nostro corpo", dice Schopenhauer, "perché è l'unica cosa che non sentiamo come esterna, che non percepiamo all'infuori di noi attraverso i sensi". Beh, che dire: è qualcosa.

    ©2021 Audible Originals (P)2021 Audible Studios
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Sintesi dell'editore

Capitolo VI - Schopenhauer

Perché abbiamo bisogno di Schopenhauer oggi? Perché ci apre gli occhi. Ci dice che la vita non è come il Carnevale di Rio e nemmeno come un fetta di Sacher torte. Lo sarebbe se non fossimo perseguitati dalle ambizioni della Volontà e del nostro Io. Che lui però ci suggerisce come tenere al guinzaglio. Come? Con l'amore per l'arte. Con la scoperta del silenzio e della meditazione. E soprattutto attraverso l'amore per gli altri. E poi dobbiamo essergli grati, perché scrive in maniera sublime e ci tira su anche quando ci butta giù. Quindi dobbiamo seguirlo anche perché, dopo tanti anni, sarebbe proprio bello dargli la soddisfazione che si merita: quella di avere più seguaci di quel trombone tronfio ed iper-ottimista di Hegel!

Episodio 3 - La dittatura della volontà

Per capire meglio Schopenhauer bisogna partire da Kant. Il filosofo di Koenigsberg diceva che l'unica cosa conoscibile della realtà è il fenomeno: ciò che si vede e che possiamo percepire. Tutto il resto è noumeno, ossia ente incomprensibile. Cos' è il noumeno? Vogliamo azzardare: è come un quadro di Paul Klee, un libro di James Joyce, un brano di John Cage, qualcosa che non riusciamo a decifrare perché alcuni elementi ci sfuggono. Ma Schoppy dice di più, afferma anche: "il fenomeno, ciò che noi vediamo è una semplice apparenza, a cui non corrisponde nessuna realtà. Il mondo", dice il filosofo "è solo la rappresentazione che noi ne facciamo. E anche la rappresentazione è organizzata dal noumeno, una forza prorompente, una Volontà che ci domina e non ci permette di agire autonomamente". In sintesi: il mondo è qualcosa che non c'è, creato da qualcosa che non possiamo conoscere e in cui noi siamo soltanto dei burattini. Allegria!

Come avviene il suo dominio? Semplice, ci obbliga a volere sempre qualcosa o qualcuno di più. E poi ci fa scoprire che, una volta raggiunto, non ci basta. Regalandoci così una garanzia di infelicità assoluta. Siccome questa sua affermazione non è semplice da digerire, Arthur ce ne offre una prova: quando noi sogniamo, spesso le cose ci sembrano vere, tangibili, perché nel sogno non è possibile stabilire l'esatto confine tra le illusioni oniriche e le percezioni della realtà. Bene, nella vita è lo stesso. Sulle prime può sembrare destabilizzante, però se ci pensate un attimo, potrebbe anche risultare rassicurante ed aiutarci a prendere le cose con maggiore distacco; ma è possibile che non ci sia qualcosa che possiamo reputare come indiscutibile? Perché sarà pur vero che il mondo è soggettivo, ma ci sarà "una" cosa che possiamo conoscere con assoluta certezza. "Sì: il nostro corpo", dice Schopenhauer, "perché è l'unica cosa che non sentiamo come esterna, che non percepiamo all'infuori di noi attraverso i sensi". Beh, che dire: è qualcosa.

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