• 6. L'opera e l'Italia

  • Sep 27 2023
  • Durata: 20 min
  • Podcast
  • Riassunto

  • «Noi italiani siamo convinti di avere una grande letteratura», dice Aldo Cazzullo, vice direttore del Corriere della Sera e grande narratore della storia d’Italia, moderna e contemporanea. «In effetti, nell’Ottocento grandi italiani hanno scritto grandi romanzi: Alessandro Manzoni, Ippolito Nievo... Tutti autori, però, che al di fuori dei nostri confini sono molto meno noti: forse l’unico grande romanziere italiano che ha avuto un pubblico internazionale è stato Carlo Collodi, il papà di Pinocchio. A essere davvero internazionale, invece, è l’opera».
    E non è soltanto un fenomeno dell'Ottocento. L’opera è viva e vera. La conoscono tutti, la amano in Giappone, in Cina, in Corea, in Sudamerica. È uno dei simboli dell’Italia nel mondo, perché fenomeno fortemente italiano (siamo il “Paese del melodramma”, secondo la definizione di Bruno Barilli), che parlava innanzitutto alle menti e ai cuori degli italiani. Quando, nel 1842, per la prima volta alla Scala e poi nei grandi teatri italiani, risuonò il Va’, pensiero, il coro del Nabucco, molti pensarono che “la patria bella e perduta” cui si riferiva Giuseppe Verdi non era soltanto la patria del popolo ebraico prigioniero a Babilonia. Era anche l'Italia (probabilmente al di là delle intenzioni stesse dell’autore…).
    L’Arena, un monumento che si riaccende ogni anno da oltre un secolo nel cuore di Verona, è parte integrante e fondamentale di tutto questo, parte della nostra identità e del nostro immaginario: il maestro Marco Armiliato, che nell’estate 2023 ha diretto l’orchestra nell’inaugurazione della stagione numero 100 dell’Arena Opera Festival, spiega quali sono le peculiarità della musica italiana, in particolare di quella pensata e composta per l’opera lirica.
    Mostra di più Mostra meno

Sintesi dell'editore

«Noi italiani siamo convinti di avere una grande letteratura», dice Aldo Cazzullo, vice direttore del Corriere della Sera e grande narratore della storia d’Italia, moderna e contemporanea. «In effetti, nell’Ottocento grandi italiani hanno scritto grandi romanzi: Alessandro Manzoni, Ippolito Nievo... Tutti autori, però, che al di fuori dei nostri confini sono molto meno noti: forse l’unico grande romanziere italiano che ha avuto un pubblico internazionale è stato Carlo Collodi, il papà di Pinocchio. A essere davvero internazionale, invece, è l’opera».
E non è soltanto un fenomeno dell'Ottocento. L’opera è viva e vera. La conoscono tutti, la amano in Giappone, in Cina, in Corea, in Sudamerica. È uno dei simboli dell’Italia nel mondo, perché fenomeno fortemente italiano (siamo il “Paese del melodramma”, secondo la definizione di Bruno Barilli), che parlava innanzitutto alle menti e ai cuori degli italiani. Quando, nel 1842, per la prima volta alla Scala e poi nei grandi teatri italiani, risuonò il Va’, pensiero, il coro del Nabucco, molti pensarono che “la patria bella e perduta” cui si riferiva Giuseppe Verdi non era soltanto la patria del popolo ebraico prigioniero a Babilonia. Era anche l'Italia (probabilmente al di là delle intenzioni stesse dell’autore…).
L’Arena, un monumento che si riaccende ogni anno da oltre un secolo nel cuore di Verona, è parte integrante e fondamentale di tutto questo, parte della nostra identità e del nostro immaginario: il maestro Marco Armiliato, che nell’estate 2023 ha diretto l’orchestra nell’inaugurazione della stagione numero 100 dell’Arena Opera Festival, spiega quali sono le peculiarità della musica italiana, in particolare di quella pensata e composta per l’opera lirica.

Cosa pensano gli ascoltatori di 6. L'opera e l'Italia

Valutazione media degli utenti. Nota: solo i clienti che hanno ascoltato il titolo possono lasciare una recensione

Recensioni - seleziona qui sotto per cambiare la provenienza delle recensioni.