• 2. Parole fluide: il linguaggio delle identità

  • Sep 21 2021
  • Durata: 30 min
  • Podcast
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2. Parole fluide: il linguaggio delle identità

  • Riassunto

  • Il termine cisgender è entrato nel vocabolario Devoto-Oli solo nel 2020, a cinque anni di distanza dal suo inserimento nell’Oxford Dictionary tra le parole nuove. Recuperato il ritardo, indica anche in italiano qualcuno la cui identità di genere corrisponde al sesso biologico. E come queer, gender-fluid, non binary, LGBTQIA+, racconta in che modo, oggi, parliamo di identità e di sessualità: un modo profondamente diverso rispetto solo a pochi anni fa, quando era abituale usare espressioni offensive come “invertiti” o “terzo sesso”, prima dell’avvento di “capovolti” (un termine inventato da Gio Stajano) o “gay” (eco dei moti di Stonewall) e della nascita del Movimento Fuori.L’evoluzione di questi tempi, però, è avvenuta non senza difficoltà e incomprensioni, che nascono dall’incapacità di pensare un mondo privo di confini, "fluido". Un aggettivo che le ultime generazioni, in particolare la Generazione Z, rivendica come proprio, sfidando il significato e i tradizionali vincoli di genere.Ne abbiamo parlato con: Jonathan Bazzi, scrittore, finalista al Premio Strega 2020 con "Febbre"; Vittoria Paglino, regista e documentarista, autrice di un progetto visivo su Instagram che tenta di analizzare il linguaggio intorno ad amore e sesso; e Dario Alì, direttore di Kabul Magazine.Questo podcast è prodotto con il sostegno di N26, la banca per lo smartphone https://n26.com/it-it/
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Sintesi dell'editore

Il termine cisgender è entrato nel vocabolario Devoto-Oli solo nel 2020, a cinque anni di distanza dal suo inserimento nell’Oxford Dictionary tra le parole nuove. Recuperato il ritardo, indica anche in italiano qualcuno la cui identità di genere corrisponde al sesso biologico. E come queer, gender-fluid, non binary, LGBTQIA+, racconta in che modo, oggi, parliamo di identità e di sessualità: un modo profondamente diverso rispetto solo a pochi anni fa, quando era abituale usare espressioni offensive come “invertiti” o “terzo sesso”, prima dell’avvento di “capovolti” (un termine inventato da Gio Stajano) o “gay” (eco dei moti di Stonewall) e della nascita del Movimento Fuori.L’evoluzione di questi tempi, però, è avvenuta non senza difficoltà e incomprensioni, che nascono dall’incapacità di pensare un mondo privo di confini, "fluido". Un aggettivo che le ultime generazioni, in particolare la Generazione Z, rivendica come proprio, sfidando il significato e i tradizionali vincoli di genere.Ne abbiamo parlato con: Jonathan Bazzi, scrittore, finalista al Premio Strega 2020 con "Febbre"; Vittoria Paglino, regista e documentarista, autrice di un progetto visivo su Instagram che tenta di analizzare il linguaggio intorno ad amore e sesso; e Dario Alì, direttore di Kabul Magazine.Questo podcast è prodotto con il sostegno di N26, la banca per lo smartphone https://n26.com/it-it/

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