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Il supercarcere dei brigatisti copertina

Il supercarcere dei brigatisti

Di: Silvia Giralucci
Letto da: Silvia Giralucci
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  • Riassunto

  • Pianosa, uno scoglio piatto di fronte all'isola d'Elba, nel mar Tirreno, è sempre stata "l'isola del diavolo", sin dai tempi dei romani: una prigione, un "altrove" dove mandare chi era sgradito. Nei suoi 150 anni di storia carceraria, ha attraversato gli snodi fondamentali della storia del nostro Paese: dalle sperimentazioni liberali di fine Ottocento, quando diventata la prima Colonia penale agricola in Italia, al fascismo, dall'antifascismo al contrasto delle emergenze di terrorismo e mafia. Silvia Giralucci, giornalista, il cui papà fu vittima del primo omicidio delle Brigate Rosse, ci capita in vacanza e ne rimane affascinata. La storia di Pianosa la cattura ancora di più quando scopre che nella sezione di massima sicurezza sono stati detenuti anche alcuni degli assassini di suo padre, insieme ai vertici del terrorismo rosso, e in quelle stesse celle è stata poi imprigionata la cupola della mafia dopo le stragi di Capaci e via D'Amelio. Il carcere duro lenisce il dolore delle vittime? A cosa serve davvero la pena? Che cosa succede alle persone dentro un carcere di massima sicurezza? Silvia Giralucci ritorna sugli interrogativi che l'assillano fin da bambina, e attraverso le voci di chi ha abitato Pianosa - da bambino, da detenuto, da agente, da guida turistica, da avvocato - racconta i segreti di un luogo sospeso tra inferno e paradiso, esplorando allo stesso tempo il nostro compli-cato rapporto con la pena.

    Franco Bonisoli è uno dei brigatisti rossi che in via Fani, nel 1978, sequestrarono l'onorevole Aldo Moro uccidendo i cinque agenti della sua scorta. Silvia Giralucci lo incontra a Milano per farsi raccontare della sua detenzione a Pianosa, di come, negli anni, abbia cambiato il suo atteggiamento nei confronti dello Stato, di come sia arrivato ad assumersi le responsabilità degli omicidi compiuti, anche grazie all'esperienza in prigione - ma in modo molto diverso da come s'immagina. Nel dialogo tra una vittima e un carnefice, due storie di cambiamento profondo si intrecciano e si confrontano.

    ©2021 Audible Originals (P)2021 Audible Studios
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Sintesi dell'editore

Pianosa, uno scoglio piatto di fronte all'isola d'Elba, nel mar Tirreno, è sempre stata "l'isola del diavolo", sin dai tempi dei romani: una prigione, un "altrove" dove mandare chi era sgradito. Nei suoi 150 anni di storia carceraria, ha attraversato gli snodi fondamentali della storia del nostro Paese: dalle sperimentazioni liberali di fine Ottocento, quando diventata la prima Colonia penale agricola in Italia, al fascismo, dall'antifascismo al contrasto delle emergenze di terrorismo e mafia. Silvia Giralucci, giornalista, il cui papà fu vittima del primo omicidio delle Brigate Rosse, ci capita in vacanza e ne rimane affascinata. La storia di Pianosa la cattura ancora di più quando scopre che nella sezione di massima sicurezza sono stati detenuti anche alcuni degli assassini di suo padre, insieme ai vertici del terrorismo rosso, e in quelle stesse celle è stata poi imprigionata la cupola della mafia dopo le stragi di Capaci e via D'Amelio. Il carcere duro lenisce il dolore delle vittime? A cosa serve davvero la pena? Che cosa succede alle persone dentro un carcere di massima sicurezza? Silvia Giralucci ritorna sugli interrogativi che l'assillano fin da bambina, e attraverso le voci di chi ha abitato Pianosa - da bambino, da detenuto, da agente, da guida turistica, da avvocato - racconta i segreti di un luogo sospeso tra inferno e paradiso, esplorando allo stesso tempo il nostro compli-cato rapporto con la pena.

Franco Bonisoli è uno dei brigatisti rossi che in via Fani, nel 1978, sequestrarono l'onorevole Aldo Moro uccidendo i cinque agenti della sua scorta. Silvia Giralucci lo incontra a Milano per farsi raccontare della sua detenzione a Pianosa, di come, negli anni, abbia cambiato il suo atteggiamento nei confronti dello Stato, di come sia arrivato ad assumersi le responsabilità degli omicidi compiuti, anche grazie all'esperienza in prigione - ma in modo molto diverso da come s'immagina. Nel dialogo tra una vittima e un carnefice, due storie di cambiamento profondo si intrecciano e si confrontano.

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