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Alle origini del debito pubblico
- La porta sbagliata 5
- Letto da: Federico Fubini
- Durata: 53 min
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Sintesi dell'editore
Federico Fubini, giornalista, autore, osservatore della società contemporanea e cronista dei grandi eventi della crisi finanziaria e della pandemia per le pagine di Repubblica e del Corriere della Sera, accompagna gli ascoltatori in un viaggio nella parabola dello sviluppo italiano degli ultimi novant'anni, a partire dalla risposta del regime fascista alla Grande depressione fino ai nostri giorni. L'intero percorso è un'indagine alla ricerca di indizi sulle radici, le cause e le strutture psicologiche e sociali del paese che possano fare luce sul presente che viviamo. Non è solo un percorso nella storia dell'economia, ma anche della cultura e della psicologia italiane, collegate all'economia da fili sotterranei, che a volte restano nell'ombra ma che Federico cerca di riportare alla luce.
Lo scopo della serie è porre e cercare di rispondere ai grandi interrogativi dei nostri anni: perché un Paese come l'Italia, dotato di storia, cultura, bellezza, talento, spirito imprenditoriale, di una moneta di riserva internazionale, con libero accesso ai mercati internazionali e con una solida rete di alleanze ha smesso di crescere negli ultimi trent'anni? C'è qualcosa di inadeguato nella nostra società, qualcosa che è andato storto nel passaggio da una generazione all'altra negli ultimi decenni? Com'è possibile che, mentre tutto cambia intorno a noi, l'Italia rimanga ferma, come prigioniera di un incantesimo che la condanna a non crescere più? Una serie podcast per cercare di gettare un po' di luce su questo vero e proprio mistero che coinvolge tutti noi e per ripartire con uno spirito nuovo.
Un podcast prodotto da Frame-Festival della Comunicazione per Audible Original.
Alle origini del debito pubblico
Dopo la conquista dei diritti dei lavoratori nel 1969, l'Italia aveva bisogno di un sistema di welfare e di un sistema di istruzione più moderni. Aveva bisogno di superare il corporativismo ereditato dagli anni del fascismo nei primi decenni della Repubblica. E in effetti negli anni '70 si assiste a un tentativo di dare al paese un sistema di tutele adeguato, in particolare con le riforme guidate dal socialista Antonio Giolitti. Ma questo tentativo riformista rimane piuttosto isolato in un paese assorbito da altre emergenze e tentato dalle scorciatoie. I governi atlantisti imperniati sulla Democrazia cristiana erano impegnati a mantenere a tutti i costi il massimo possibile di pace sociale negli anni del terrorismo. Il Partito comunista fatica a risolvere l'ambiguità insita nel suo rapporto con l'Unione sovietica. Il risultato in politica economica è un trionfo dell'Italia delle piccole e grandi corporazioni, di uno statalismo dominato dall'interesse di partito e da politiche sociali che alimentano l'inflazione. Soprattutto sono gli anni del trionfo della spesa pubblica, a partire dalle "baby pensioni" con assegni pieni dopo 14 anni, sei mesi e un giorno di contributi. È in questi anni che si gettano le basi del debito pubblico destinato a frenare le due generazioni seguenti.